a cura del Prof. Federico Licastro

Il confinamento sociale è lo strumento che stiamo collettivamente usando per contenere l’infezione del virus. Non è certo uno strumento moderno, ma come sperimentiamo nelle sue diverse forme sta efficacemente abbassando il numero di contagiati e soprattutto il numero di ricoveri ospedalieri e nelle unità di terapia intensiva.

Il virus è molto contagioso quindi tanti lo contraggono, ma un numero più limitato di persone presenta sintomi e un numero ancora più ristretto muore per l’infezione. Quindi c’è una notevole diversificazione nella sensibilità ad ammalarsi e a morire a causa del Covid 19.

La mortalità in Italia

I dati, in Italia, sulla mortalità da Covid 19 per fasce di età ci mostra che il tasso di mortalità, cioè la percentuale di deceduti sul totale dei casi positivi è praticamente zero prima dei trenta anni ed è compresa fra lo 0.3 % e 1,3 % fra 31 e i 59 anni, poi aumenta progressivamente con l’età, è il 3,5% fra i 60-69 anni e sale al 13,5 % nella fascia 70-79. Dopo gli ottanta anni si osserva un tasso di mortalità di circa il 20%.

In Italia e in molti paesi europei, ad esempio la Spagna, il numero di persone anziane in rapporto alla popolazione totale è elevato e in particolare lo è il numero di anziani oltre i settantacinque anni.

In queste fasce di popolazione il Covid 19 provoca sintomi più gravi ed estesi ed è molto più frequente il riscontro di gravi polmoniti interstiziali con insufficienza respiratoria.

Con l’età le capacità del nostro sistema difensivo diminuiscono e le risposte immunitarie contro il Covid 19 possono essere meno efficaci nelle persone in età avanzata.

Sfortunatamente si aggiungono altri fattori, infatti moltissimi anziani prima dell’arrivo del Covid 19 già presentano una salute precaria.  Infatti, circa il cinquanta per cento dei ricoverati deceduti in Italia ha contratto il virus avendo già tre malattie croniche in atto, quali ad esempio, ipertensione arteriosa, insufficienza respiratoria, insufficienza renale, diabete, cardiopatie o cancro.  Inoltre, il ventisette per cento dei contagiati in età avanzata già soffriva di due patologie croniche.

Questa situazione probabilmente ha reso più grave la morbilità e la mortalità causata dal Covid 19 nel nostro paese.

Vi sono inoltre fattori socioeconomici che aumentano ulteriormente la vulnerabilità di queste persone al virus. Una parte dei nostri anziani vive da solo e quando presenta sintomi, vista l’emergenza nazionale, potrebbe ricevere assistenza adeguata solo dopo alcuni giorni; questo ritardo in molti casi può essere fatale.

Una parte delle persone anziane invece vivono in strutture protette. In caso di epidemia vivere in comunità numerose può aumentare la probabilità e la velocità di diffusione del virus fra questi ospiti fragili con effetti gravi sulla morbilità e sulla mortalità.

Anziani, cronicità e Covid

Il Covid 19 sta eseguendo una specie di crudele stress test sulla demografia del nostro paese e ci fa scoprire che siamo uno dei paesi in cui si vive più a lungo, ma anche che i nostri anziani non sono molto in salute.  Infatti, viviamo più a lungo, ma con più anni di disabilità a causa della presenza di una o più malattie croniche.

Infatti, in Italia circa il 22 % della popolazione è composto da cittadini con più di 65 anni e fra questa fascia di popolazione molti anziani soffrono almeno di una patologia cronica (il 40%), mentre prima dei sessantacinque anni solo il sette percento soffre di una malattia cronica.

Tutte queste persone grazie ai progressi della medicina moderna, all’efficiente organizzazione della sanità e dei servizi sociali, ai farmaci e stili di vita migliorati convivono con le patologie.

L’arrivo però del Covid 19 cambia radicalmente la realtà e mette sotto stress i fisici già indeboliti dalla presenza di una o più malattie e gli effetti sono devastanti.

Sappiamo da numerose indagini giornalistiche che l’effetto del COVI 19 nelle RSA e negli istituti di ricovero italiani è stato molto pesante e la mortalità attribuibile al virus fra i residenti di queste istituzioni per anziani è insopportabilmente alta.

Ci sono circa 300.000 anziani ricoverati presso le RSA e circa la metà di questi soffre di alterazioni neuro-cognitive più o meno gravi mentre una buona porzione dell’altra metà soffre di altre patologie croniche.  Quindi questi sono cittadini fragili, cioè in condizioni di salute precarie, e su questi il COVID 19 ha già sortito un effetto letale.

Cosa ci dicono i dati scientifici pubblicati negli ultimi mesi su riviste internazionali della mortalità nelle RSA italiane.

RSA e Covid 19

Un articolo pubblicato sul Journal of Public Health il 16 settembre 2020 (1) ha condotto una ricerca basata sui dati di mortalità contenuti in 4000 registri comunali e ha confrontato la mortalità nei comuni che non avevano RSA nel proprio territorio con quelle dei comuni in cui c’erano una o più RSA nel comune.

I dati riportano una mortalità raddoppiata nei territori comunali in cui c’erano delle RSA o istituzioni di ricovero per anziani, rispetto a quella registrata nei comuni senza istituti di ricovero per anziani.

Un altro studio pubblicato sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research il 12 settembre del 2020 (2) si è focalizzato sulla mortalità causata dal COVID 19 nella Lombardia orientale. La mortalità fra gli anziani colpiti dal virus era del 34%.

La situazione a livello internazionale è molto variegata con paesi che hanno avuto una mortalità terribile fra i residenti in istituzioni per anziani e paesi che hanno avuto una mortalità più contenuta.

Un paese fortemente colpito dal COVID 19 anche a causa di politiche socio-sanitarie sbagliate attuate dal governo centrale è sicuramente il Brasile.

Uno studio pubblicato su Cien Saude Colettive il 25 settembre 2020 (3) ha riportato che la mortalità causata dal virus fra 107.538 residenti anziani nelle istituzioni di ricovero è stata pari al 44,7%.

Un risultato disastroso dovuto a varie cause fra cui il ritardo con cui si è arrivati in quel paese a misure di isolamento sociale e alla scarsa protezione per gli anziani che vivono in istituti.

Anche l’Inghilterra è stato un paese fortemente colpito dalla pandemia e che ha mostrato politiche di contenimento tardive e tentennamenti nella gestione socio-politica-sanitaria dell’infezione.

Uno studio pubblicato sul Journal of Infectious Diseases a settembre del 2020 (4) riporta i dati di mortalità relativi ai residenti nelle strutture di ricovero, RSA, per anziani attribuibili al COVID 19.

I risultati mostrano che la mortalità nei mesi di marzo e aprile è stata pari al 26%. Inoltre, se si confrontano i dati di mortalità dei due mesi del 2020 con quelli dello stesso periodo del 2019 si nota che la mortalità è aumentata negli stessi istituti del 203%.

I risultati dello studio inglese riportano anche che il 40% degli anziani ricoverati negli istituti erano positivi al Covid 19, il 43% di questi erano asintomatici e il 18% presentava sintomi atipici.  Il 4% degli operatori di questi istituti erano positivi al virus, ma asintomatici.

Al momento il prezzo più alto alla pandemia è stato pagato in termini di mortalità dagli anziani, soprattutto nelle RSA e dai portatori di patologie croniche.

Non so quanti di noi abbiano la consapevolezza che l’epidemia causata dal Covid 19 è un evento epocale che sta accomunando tutti i popoli del mondo in un’esperienza di lotta e di sopravvivenza a cui non eravamo preparati e che non ci aspettavamo di affrontare.

Questa esperienza che condividiamo con la stragrande maggioranza dei nostri simili dovrebbe rinnovare di significato un sentimento di comunità che ognuno col suo personale sentire sta percependo.

Gli esiti di questa esperienza dolorosa causata dall’infezione non sono scontati e rimangono incerti. La pandemia passerà e non sappiamo quando, ma i danni che ha indotto o esasperato e quelli che indurrà rimarranno.

Il modo con cui riprenderemo la nostra esistenza possibilmente senza il Covid 19 e come ripareremo i danni causati dal virus determinerà in modo pesante il nostro destino e quello di centinaia di altre specie di viventi ora in bilico per la sopravvivenza.

I Governi e il confinamento sociale 

Ma torniamo al confinamento sociale; per ora la nostra arma collettiva per combattere il nuovo sgradito ospite.

Interessante è la differenza con cui alcuni governi stanno affrontando questa emergenza pandemica, le conseguenze pratiche per le popolazioni e il rapporto di queste ultime con chi le governa e amministra.

In Italia chi ci governa è ricorso al confinamento obbligatorio e costrittivo nella fase uno della pandemia.  Non si poteva uscire di casa, se non per casi di necessità e con una autocertificazione che ne attestasse lo stato di necessità per coloro che venivano fermati dagli organi di polizia.  Quindi, non una raccomandazione, ma un’imposizione con conseguenze di carattere amministrativo e penale che ha limitato la nostra libertà di cittadini.

Altri paesi hanno adottato una modalità parzialmente diversa.  Ad esempio, la Germania è un paese democratico in cui il contenimento dell’epidemia è stato ottenuto con misure temporanee di isolamento e una politica di consigli alla popolazione che non ha escluso la possibilità di spostamenti individuali, ma il rispetto di alcuni essenziali precetti per ridurre la circolazione del virus.

Quindi amministratori e governanti più seri hanno effetti migliori sulla salute dei propri cittadini.

Pensiamo alla Lombardia martoriata dal virus e dall’impreparazione e sprovvedutezza gestionale dei responsabili della sanità regionale.

E’ triste pensare come il nostro rapporto fra cittadini, governanti e amministratori si sia rattrappito durante questi decenni passati.  Per venticinque anni si è alimentato uno spirito individualistico e narcisistico che ha avvilito gli onesti e spronato i disonesti ad approfittare dei grossolani buchi che si aprivano nella nostra società mal amministrata e mal governata.

Diritto alla salute e politica

La sanità pubblica in Italia è divenuta di competenza regionale per una riforma dal corto respiro culturale attuata alcuni decenni fa e che ha declinato in forme regionalizzate il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.

Oggi ci ritroviamo una disomogeneità assistenziale fra regioni non compatibile per un paese sviluppato quale il nostro pretende di essere.

L’invasione progressiva dei partiti nella struttura economica e sociale ha avviato il disastro che oggi contempliamo, pretendendo di sostituire la competenza e la conoscenza con un distorto senso meritorio che ha posto l’appartenenza partitica come meccanismo di selezione e promozione di una classe dirigente che spesso non è capace di dirigere. Fortunatamente esistono delle eccezioni, ma non sono bastate a compensare il quadro negativo complessivo.

Le storture culturali e i vizi della politica non muoiono neppure ai tempi del Covid 19. Una politica debole e che non gode la stima della cittadinanza deve comunque rispondere alle urgenze del momento.  Si ricorre ai comitati tecnici e scientifici, ma con la visione distorta tipica del mondo politico italiano.

Infatti, non possiamo dimenticare che le mascherine e gli altri presidi di protezione sono mancati dove erano più necessari. I tamponi sono stati eseguiti in modo non sufficiente, con gravi ritardi e fatti se non in ritardo ai settori di cittadinanza che maggiormente ne necessitavano (medici e operatori sanitari, individui fragili, RSA).

Sfortunatamente i tamponi ancora oggi non sono sufficienti e danno un’immagine distorta del numero di soggetti affetti dal virus anche se portatori sani, ma in grado di trasmettere il virus ad altri soggetti sani.

La medicina del territorio non ha avuto per i primi due mesi nessun coordinamento e nessun presidio di protezione, quindi, non si sono utilizzati in modo razionale i medici di medicina generale.

Il conflitto di competenze fra il potere centrale e quelli regionali è diventato molto frequente e ha contribuito alla confusione della gestione dell’emergenza. Alcuni governatori regionali non sempre si sono mostrati all’altezza.

E’ auspicabile che in questa nuova forte ondata epidemica non si ripetano gli errori commessi durante la prima.  In particolare, per le RSA e altri istituti di ricovero non possono mancare mascherine e altri presidi medici.

Il confinamento deve essere attuato con intelligenza senza privare eccessivamente i ricoverati della presenza dei familiari, magari usando ausili elettronici, quali videochiamate e l’uso più frequente dei social durante le fasi più acute.

I tamponi dovranno essere fatti regolarmente al personale assistenziale, ai ricoverati e ai parenti ricorrendo ai tamponi di nuova generazione che danno risposte in pochi minuti.

Medicina territoriale, telemedicina

Si spera che aumenti l’uso della telemedicina per ottenere rapidi consulti per gli anziani ricoverati in RSA e a domicilio.

Inoltre, teniamo presente che questo virus ha molteplici effetti su molti organi e potremmo scoprire con disappunto che potrebbe complicare la vita dei cittadini portatori di malattie croniche anche dopo la guarigione dall’infezione.

Sfortunatamente nulla sappiamo se e quando verrà rinforzata e rinnovata la medicina territoriale, ma sarebbe auspicabile che parte degli investimenti nella sanità siano applicati per il potenziamento della sanità sul territorio e in modo omogeneo sul territorio nazionale, superando le visioni campanilistiche regionali che hanno mostrato limiti e difetti durante la fase uno dei mesi passati.

Non abbassiamo la guardia.

Chiediamo anche ai più giovani, meno esposti al rischio di morte per questo virus, di assumere atteggiamenti appropriati per scongiurare altre migliaia di decessi fra genitori e nonni e alla sanità pubblica di non ripetere gli errori passati e investire sul territorio.

 

Bibliografia:

  • Ciminelli G et al. J. Public Health Sept 16, 2020 doi :10.1093/pubmed/fdaa 165.
  • Carattozolo S et al. Aging Clin Exp Res Sept. 12, 2020 doi 10.1007/s40520-020-01676-z.
  • Machado CJ et al. Cien Saude Colet Sept. 25, 2020 doi: 10.1590/1413-81232020259.14222020.
  • Graham NSN et al. J Infect Dis Sept 2020 doi: 10.1016/J.Infe.2020.05.073.

APPROFONDIMENTI

Indicazioni normative e organizzative specifiche per le RSA: https://www.upipa.tn.it/Utilita/Emergenza-Covid19/Indicazioni-normative-e-organizzative-specifiche-per-le-RSA
Indicazioni per l’accesso di visitatori ed operatori esterni alle strutture residenziali per anziani e disabili: https://www.upipa.tn.it/Utilita/Emergenza-Covid19/Indicazioni-normative-e-organizzative-specifiche-per-le-RSA/Normativa-inerente-la-riapertura-delle-strutture-sociosanitarie-nel-resto-d-Italia/Regione-Emilia-Romagna
Giornata mondiale dell’Alzheimer 2020https://www.cittadinanzattiva-er.it/giornata-mondiale-dellalzheimer/
Le ricadute del covid 19 sui malati con demenza e i loro care giverhttps://www.cittadinanzattiva-er.it/le-ricadute-del-covid-19-sui-malati-con-demenza-e-i-loro-care-givers/
Campagna caregiver “HO DIRITTO A…”https://www.cittadinanzattiva-er.it/category/caregiver/

Foto di Peggy Choucair da Pixabay


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