A cura di Rolando Gualerzi, Fondatore e Vicepresidente A.L.I.Ce Bologna ODV

All’Università di Bologna, insieme agli operatori sanitari degli Ospedali pubblici e privati della città metropolitana bolognese, abbiamo portato la nostra testimonianza di Associazione dei Famigliari colpiti da ICTUS.

Ci fa piacere  condividerlo oggi 29 ottobre 2023, in occasione della “giornata mondiale dell’ICTUS”

 

 Avere cura: è avere cuore

L’antica parola latina cura suggerisce due termini apparentemente lontani nel loro significato, come angoscia e protezione.

“Cura” potrebbe essere resa in traduzione anche con la parola pre-occupazione, che indica appunto l’atto del preoccuparsi del prendersi cura di una situazione preoccupante, carica di inquietanti interrogativi, dai quali non si guarisce uscendone, ma dentro alla cura del sé si trova la sua governabilità con rinnovata gioia di vivere.

Cura ha anche radice in Ku, che si ritrova in “battere, martellamento”: insistere nell’accudire e nel guardare in modo saggio e assennato.

Cura si ricongiunge ovviamente a cuore.

La cura straordinaria che oggi la medicina ha messo in pratica ci permette, come sappiamo, di affrontare molte malattie che solo pochi decenni fa portavano a morte precoce.

La cura della medicina è fondamentale nelle primissime ore dall’evento per chi è colpito da Ictus.

Ma subito dopo, dopo pochi giorni, il dolore non è solo fisico.

Il dolore fisico viene accompagnato e sovrastato da un dolore e un patire e soffrire dell’anima, inseparabili dall’esistenza e che hanno bisogno di altra cura.

E’ la domanda sul senso della vita che è posta individualmente.

Sulla persona malata si abbatte, coinvolge e investe, influenzandola e modificandola, la ricerca del senso della vita.

Si rende palese che l’uomo, quasi certamente l’unico fra i viventi ad avere un cervello plastico sul quale hanno massima influenza le emozioni, come ci hanno raccontato negli anni: filosofi, psicologi, neuro scienziati e studiosi del comportamento.

L’uomo ha la necessità di una “Cura” con la “C” grande, anzi grandissima.

Una Cura pensata ed agita con una modalità complessa: lunga, articolata, piena di parole, carezze, servizi sociosanitari ed assistenziali, denaro… tanto denaro, amore, volontà, condivisione, ascolto, fede per chi l’ha , terapie, organizzazione, con tanti protagonisti singoli e aggregati e che costa tempo, fatiche, illusioni, lavoro…, silenzi, narrazione , bellezza.. e poesia, se è vero che ciò che resta lo istituiscono i poeti.

E allora…..?

  

Ama il prossimo tuo, come te stesso

(è il “comandamento nuovo” che umanizza e dà un significato universale a tutti gli altri che, se assunti nella loro pienezza, convergono verso questo appello unitario: Ama il prossimo tuo, come te stesso )

Dove prossimo tuo, nel caso del famigliare colpito da malattia, non è il semplice “vicino” e prossimo: ci riguarda con una intensità che nessuna vicinanza, nessuna contiguità potrebbero raggiungere.

Il prossimo cessa dall’avere qualsiasi riferimento spaziale e designa colui che si ad-prossima.

Non smette di essere altro da noi e il suo approssimarsi non comporta in alcun modo “l’uguagliarsi” a noi.

Come nella parabola del buon Samaritano, che si arresta e raccoglie il ferito e lo cura, così i famigliari, i caregiver diventano responsabili di quell’amore fatto di: attenzioni, fatiche, rinunce, soddisfazioni, appagamento, comprensione del senso della co-appartenenza di destino, patimento, fatiche, malattie, ma anche gioie che curano sé e il prossimo.

E come ci ricorda laicamente un filosofo a noi contemporaneo “… amare il prossimo significa anche e duramente farsi prossimi del massimamente inquietante, dell’improvviso imprevisto che ci assale, che ci sconvolge, ci urta e ci disorienta. L’accostarsi al prossimo che è ferito, che soffre, che ci convoca con la sua chiamata anche silenziosa o che urla, … ci percuote e toccarlo con la mano o con la parola che cura significa esserne colpiti fino a sfondarci”.

 

L’incontro con “il ferito”

Così è l’esperienza che vive chi lavora in sanità: tutti gli operatori quotidianamente, per il lavoro che svolgono, si trovano ad ascoltare la chiamata della ferita del prossimo e a corrispondervi inevitabilmente.

Grande rispetto e immensa gratitudine da parte di tutti noi.

Ne capiamo le sofferenze, intuiamo le solitudini che ad ogni occasione di incontro con il “ferito” portano questi operatori della medicina a decidere o scegliere “che fare?”, anche di fronte a progetti di vita già compiuti, soprattutto per chi ha raggiunto e superato i limiti biologici.

Questo impegno riguarda ogni giorno milioni di professionisti-persone che agiscono in strutture pubbliche e private nel mondo sono: medici, radiologi, chirurghi, psicologi, fisiatri, logopedisti, fisioterapisti, assistenti sociali, infermieri, e ora anche filosofi.

 

La Misericordia del Caregiver

Il famigliare che accoglie all’improvviso l’approssimarsi del colpito, nelle ore e poi nei giorni, nei mesi e negli anni che seguiranno: diventa il “portatore delle cure” (caregiver) .

Il buon samaritano diviene prossimo non perché filantropo, ma perché “il suo cuore si spacca”.

Alla vista di quanto sta accadendo, le sue viscere gli scoppiano in pezzi.

E’ la misericordia: la miseria altrui che tocca il suo e nostro (cordis) cuore.

Misericordia è la “parola del corpo” che precede ogni logos e ogni azione consapevole.

Il mezzo morto colpisce al cuore il samaritano, ed egli deve rispondergli perché soltanto così può rispondere alla sua stessa ferita.

 

Come possiamo lavorare insieme?

Questa è la sfida che abbiamo davanti: lavorare insieme?

Come lavorare insieme: medici, professionisti, famigliari, volontari, amici, caregiver?

Cosa possiamo fare noi volontari di più e meglio se ci insegnate?

Come essere più capaci di coinvolgere i cittadini per la prevenzione dell’ictus?

Come gestire al meglio  “il ritorno a casa” per gli anni di vita che riguarderanno migliaia di pazienti e famigliari?

 

Foto di Gloria Williams da Pixabay

 

Per approfondire:

A.L.I.C.e. Bologna ODV: https://bologna.aliceitalia.org/

A.L.I.C.e. Bologna ODV: https://bologna.aliceitalia.org/servizi/

RER, Campagna Ictus cerebrale: https://www.regione.emilia-romagna.it/campagnaictus

Ictus Emilia Romagna: https://salute.regione.emilia-romagna.it/assistenza-ospedaliera/ictus

Salute.gov.it, Alleanza Cardio Cerebrovascolari: https://www.salute.gov.it/portale/alleanzaCardioCerebrovascolari/dettaglioNotizieAlleanzaCardioCerebrovascolari.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6037

Affrontare le sfide, la vita dopo l’ictus: https://youtu.be/P4oUBqSTMps?si=b4WOeR6MuYlsiPHG

Il riverbero delle parole, Campagna “La cura non è un affare di famiglia” di Cittadinanzattiva Emilia Romagna: https://www.cittadinanzattiva-er.it/il-riverbero-delle-parole/

 

 


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