(di Francesca Capoccia)

 

Definire il concetto di cultura in un’unica frase è un’azione abbastanza difficile. Il termine, infatti, presenta così tante sfaccettature e sfumature, che sarebbe impossibile da racchiudere in un’unica formula. Classicamente, cultura è storia, civiltà, letteratura, arte, musica, cinema, fotografia, così come l’insieme delle cognizioni intellettuali di una persona che costituiscono la sua personalità morale, la sua spiritualità e il suo gusto estetico, dunque è consapevolezza di sé e del proprio mondo. Cultura è anche l’insieme dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di comportamento che caratterizzano il modo di vita di un gruppo sociale. E’ idealizzazione e adozione pratica di un sistema di vita, di un costume, di un comportamento e l’acquisizione di una sensibilità e coscienza collettiva di fronte a problemi umani e sociali che non possono essere ignorati o trascurati.

La cultura ha quindi un compito fondamentale all’interno della società, soprattutto oggi in un mondo sempre più globalizzato: custodire storie e identità e raccontare tradizioni lontane per promuovere nuove forme di incontro e convivenza per un futuro sempre più ampio e diversificato.
E, ancora un volta, i protagonisti assoluti del presente, nonché del futuro, sono i giovani, ideatori privilegiati di un mondo sempre più vario e interessante.

 

CULTURA E GIOVANI
Comunemente, però, si pensa che i giovani al giorno d’oggi non siano interessati alla cultura, che la trascurino, che leggano poco, studino di meno e non abbiano passione. Si crede che siano diventati più frivoli e attaccati solo alla velocità e fluidità di internet.
In realtà la questione è molto più complicata; le giovani generazioni sono infatti grandi potenziali protagonisti e rappresentano il grande bacino dei consumatori e produttori della cultura di domani.
A tal proposito, l’Associazione Civita, in collaborazione con Baba Consulting, ha condotto una ricerca sul rapporto tra i giovani e la cultura, Millennials e cultura nell’era digitale. Consumi e progettualità culturale tra presente e futuro.
Lo studio è finalizzato a rilevare le modalità con cui le generazioni Y (18-32 anni) e Z (15-17 anni), in Italia, si rapportano con la cultura, così anche a delinearne un quadro di autorappresentazione attraverso valori, aspettative ed interessi.

Dal rapporto possiamo notare che, sulla base di specifiche caratteristiche distintive emergono quattro gruppi (cluster) per i quali la Cultura ha diverse accezioni:
•    Custodi: coloro che concepiscono la cultura in modo tradizionale e conservativa, come un corpus di conoscenze ereditato dalle generazioni passate ed è trasmesso attraverso agenzie formative come la scuola. Considerano la cultura elemento importante di identificazione sociale, ma non è interpretata in chiave creativa e individualistica;
•    Artefici: sono i giovanissimi, età fra 15 e 17 anni, che utilizzano la cultura come leva per la sperimentazione del nuovo, conoscere il mondo esterno. La cultura è vissuta in modo creativo;
•    Funamboli: in particolare chi vive nelle città del nord-ovest, hanno formazione elevate, quasi tutti laureati, puntano al lavoro come valore essenziale della loro vita e la cultura è elemento di qualificazione per il mondo di lavoro, per una costruzione di una social reputation forte, e conduce a indipendenza e libertà (magari rispetto alla famiglia);
•    Ricercatori: giovani del mezzogiorno, città di provincia, con opportunità limitate che inevitabilmente producono sensazioni di frustrazione. La cultura, in questo caso, non è data ma è da coltivare per svincolarsi dalla realtà paludata e potersi affermare nella società in modo vincente.

Dal rapporto si evince anche l’importanza del fattore economico, elemento disincentivante per i giovani. Le istituzioni devono quindi lavorare in questo senso, fare investimenti e far sì che i giovani si possano permettere di fruire della cultura; In questo senso, molto proficua è stata la scelta di fissare il costo del biglietto a 2 euro nei musei statali per i giovani dai 18 ai 25 anni. Molto importante è anche il lavoro sulla fidelizzazione e altre forme di membership, poiché portano i giovani a ripetere le visite nel tempo. Tra l’altro, di fronte a un’esperienza positiva di fruizione, i giovani sono i primi che, tramite il passaparola e la condivisione della propria esperienza sui social network, ingaggiano i loro coetanei.
Dopotutto, la creatività giovanile è spesso fonte di socializzazione; molte produzioni culturali avvengono in gruppo, perciò centri di aggregazione sono fondamentali per la crescita di cultura giovanile, in particolare  nelle piccole città.

 

CENTRI DI AGGREGAZIONE
Graziella Giovannini, ex docente dell’Università degli studi di Bologna, ha spesso ribadito l’importanza degli spazi di aggregazione, che contribuiscono ad affrontare tematiche di lavoro, insuccesso scolastico e prevenzione dipendenze. Questi spazi hanno inoltre due fondamentali funzioni:
•    funzione della costruzione della cittadinanza, di cittadini della nuova società; occorre quindi lavorare sulle competenze, conoscenze e sul fare insieme;
•    funzione di promotore di welfare culturale, in quanto sono spazi di produzione, utilizzo e diffusione del mondo della musica, teatro, arte ed espressività in un’ottica in cui la cultura è energia vitale per il benessere personale e della comunità.

Gli spazi di aggregazione sono spazi di comunità polifunzionale, dove i giovani stessi sono diventati responsabili di progetti. Sono luoghi in cui si condividono saperi ed esperienze, si promuove la creatività e l’innovazione, si valorizzano i talenti, si sostiene la costruzione di progetti di natura imprenditoriale, si attivano percorsi di formazione e di orientamento al lavoro, si costruiscono relazioni con realtà europee ed internazionali. In molti casi questi luoghi sono diventati anche presidi di legalità e punti di riferimento per tutta la comunità.

 

La Regione Emilia-Romagna sostiene da tempo le politiche connesse all’aggregazione giovanile mediante finanziamenti per attività e strutture. Attraverso la mappatura riportata nel sito internet, è possibile cercare tutti gli spazi di aggregazione presenti nella regione.
Nondimeno, in Emilia-Romagna la cultura è sempre più attenta alle esigenze delle giovani generazioni: numerose sono le possibilità per chi vuole iscriversi a corsi universitari, master, laboratori di arte, cinema, danza, giornalismo, letteratura e teatro, partecipare a concorsi e a manifestazioni, intraprendere una professione in ambito creativo. Nel sito internet potete trovare suggerimenti utili per scoprire tutte le opportunità presenti sul territorio.

 

A causa della pandemia globale in corso, e del conseguente lockdown, in Italia e non solo l’ambito culturale è stato uno dei primi settori a sentire gli effetti di questa crisi. Ma questo, come sostiene Claudia Fiaschi portavoce del Forum Terzo settore, “è un ambito strategico per la ripresa economica e sociale del Paese, per creare occupazione per i giovani e sviluppo, soprattutto nelle aree più deboli e per contribuire a superare la povertà educativa”.

La cultura non si è dunque fermata nemmeno durante questo periodo di grande difficoltà, anzi, si è impegnata e messa in atto per vivere in sicurezza ma anche riportare un po’ di normalità tra i cittadini, soprattutto tra i più giovani cercando di vivere con serenità, per quanto possibile, l’emergenza. Attraverso il progetto “solidarietà digitale” in tutto il territorio italiano, infatti, sono nate diverse iniziative per creare reti e spazi in cui la creatività giovanile è messa al centro per promuovere azioni di cittadinanza attiva, come la promozione e la valorizzazione del territorio, la cura a distanza delle persone più anziane e più fragili, la condivisione di opere letterarie, di quiz letterari e giochi con i libri da fare in casa, e molto altro ancora.

 

Anche noi di Buone Pratiche Sociali siamo particolarmente attenti a tutte le iniziative che riguardo in particolare i giovani, ma allo stesso tempo tutto ciò che fa riferimento al concetto di cultura. Qui vi presentiamo alcuni esempi:

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