È venuto il tempo di prendere atto che la partecipazione dei cittadini è in una situazione di crisi.
Uno dei principali indicatori è rappresentato dalla crescente percentuale dei non votanti alle elezioni. Inoltre, le nuove regole e procedure connesse alla riforma del terzo settore tendono ad aumentare gli aspetti burocratici che in qualche modo scoraggiano la partecipazione dei cittadini. Sta emergendo un modello di partecipazione che promuove esclusione, piuttosto che inclusione sociale.
Stanno invece aumentando le forme di partecipazione rappresentate dai comitati, che spesso si caratterizzano in termini conflittuali verso la pubblica amministrazione. A volte tendono a focalizzare l’attenzione su obiettivi settoriali, che non tengono conto dell’impatto prodotto su altri ambiti delle politiche nel territorio e nella comunità. Si afferma quindi una partecipazione che, in molto casi, non aiuta i compiti delle istituzioni, ma li rende ancora più complessi. In questo clima la pubblica amministrazione sperimenta più gli ostacoli che i vantaggi del contributo dei cittadini. Anche dal punto di vista delle istituzioni si afferma una partecipazione che tende ad escludere piuttosto che a valorizzare il coinvolgimento dei cittadini.
Questa crisi del modello tradizionale della partecipazione sembra coinvolgere soprattutto i giovani che hanno più difficoltà a conoscere, rispettare le regole, le procedure ed i vincoli burocratici delle istituzioni.

 

L’identità ed i processi innovativi delle buone pratiche sociali

In realtà l’esperienza maturata da Cittadinanzattiva Emilia Romagna, attraverso il progetto “Buone pratiche sociali”, fa emergere un quadro di riferimento molto diverso, caratterizzato da un crescente interesse, soprattutto dei giovani, nei confronti dei grandi temi che riguardano la società, l’ambiente, i beni comuni ed il futuro del pianeta.

Le buone pratiche sociali che sono state censite da Cittadinanzattiva (https://buonepratichesociali.cittadinanzattiva-er.it) hanno messo in evidenza un crescente protagonismo ed una innovativa capacità progettuale dei giovani soprattutto nelle seguenti aree:

      1. “Prevenzione della solitudine e fragilità”,
      2. “Comunità educante”,
      3. “Attività culturali, ludiche e sportive”,
      4. “Emergenza ambientale  e transizione ecologica”,
      5. “Turismo responsabile, sostenibile ed inclusivo”
Le buone pratiche sociali dei cittadini, ed in particolare dei giovani, rappresentano forme autonome di partecipazione, diffuse nella comunità, poco conosciute, spesso sottovalutate dalle istituzioni ed organizzazioni che assumono una specifica identità e tendono a promuovere i seguenti processi innovativi:
      • sono azioni, progetti orientati al miglioramento della qualità della vita e dei beni comuni che vedono protagonisti i singoli cittadini, o i gruppi informali;
      • rappresentano modi per mettere in pratica determinati valori positivi (solidarietà, condivisione, amicizia, educazione, responsabilità sociale, senso civico) che oggi non trovano adeguata narrazione nei social e mass media;
      • i bisogni/problemi sociali vengono trasformati in opportunità;
      • promuovono un nuovo rapporto con le istituzioni/organizzazioni che non è calato dall’alto, ma deciso autonomamente dai cittadini, attraverso la valorizzazione del loro potere di empowerment e lo sviluppo di una co-progettazione diffusa;
      • promuovono esperienze, iniziative, attività formative di comunità educante che vedono protagonisti i giovani;
      • attivano forme innovative di imprenditorialità dei giovani, anche attraverso l’invenzione di nuove professioni e start up.

Verso nuovi paradigmi e  scenari della partecipazione dei cittadini

Questi processi innovativi, messi in campo dalle buone pratiche sociali, aprono nuovi scenari e paradigmi di riferimento. La partecipazione non fa solo riferimento ai molteplici percorsi di collaborazione fra cittadini ed istituzioni, in una prospettiva in cui essi partecipano alle scelte, ai progetti, alle politiche decise dalla pubblica amministrazione.  La partecipazione viene intesa anche come capacità dei cittadini di essere protagonisti di esperienze, comportamenti, stili di vita e progetti orientati al miglioramento del benessere e della qualità della vita della comunità e del territorio. Questa prospettiva più ampia non necessariamente deve tendere a coinvolgere la pubblica amministrazione. Molte buone pratiche sociali infatti hanno dimostrato che tanti cittadini e gruppi informali hanno contribuito a promuovere il benessere della comunità e la qualità della vita del territorio anche senza la richiesta ed attivazione di specifiche politiche e progetti delle istituzioni.
Ne possiamo citare alcune a titolo di esempio:
Cantare le problematiche sociali con il sorriso
Un coro rock per essere allegri e in salute,
Una classe da favola: i ragazzi diventano editori,
Il condominio apre la soffitta,
Kit compleanno itinerante,
Correre tra amici – il Trail Running a Bologna,
Un caffè sospeso,
Leila la biblioteca degli oggetti
Cammina e mangia.
Questo non significa sottovalutare il ruolo delle istituzioni, delle organizzazioni e quindi la necessità in tanti casi, di inserire i progetti dei cittadini in un sistema di regole, autorizzazioni, incentivi economici, politiche che  molto spesso chiamano in causa la pubblica amministrazione.

Occorre sottolineare pertanto che, se vogliamo combattere la crisi della partecipazione, è necessario fare riferimento ad un nuovo paradigma in cui i cittadini devono innanzitutto interrogarsi ed attivarsi con stili di vita, comportamenti e progetti, per una comunità educante che intende promuovere benessere e qualità della vita, in modo autonomo, indipendentemente dal rapporto con le istituzioni.  Questa fase diventa la premessa indispensabile per un’eventuale successiva attivazione di organizzazioni del terzo settore e di un coinvolgimento della pubblica amministrazione.

In questa prospettiva la promozione delle buone pratiche sociali diventa quindi un modo innovativo per trasformare la crisi della partecipazione in un nuovo scenario di protagonismo dei cittadini, orientato eventualmente anche a preparare un rapporto di negoziazione, collaborazione, co-progettazione e amministrazione condivisa con le istituzioni.

 


per approfondire:

leggi la newsletter n.9 del 7 giugno 2024

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