“L’acqua potabile nelle case italiane è sostenibile e sicura, dai controlli effettuati negli ultimi tre anni risulta conforme ai parametri indicati dalla legge in quasi il 100% dei casi.” Lo afferma il primo rapporto elaborato dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato 16/07/2024.
Il rapporto, realizzato sulla base dei dati prodotti dalle Regioni italiane ha esaminato i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome, corrispondenti a oltre il 90% della popolazione italiana.
NONOSTANTE I RISULTATI DEI CONTROLLI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ, PERCHÉ IN ITALIA MOLTI NON BEVONO L’ACQUA DEL RUBINETTO?
Il rapporto ISTAT sull’acqua pubblicato il 21 marzo 2023 rivela che Le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto sono il 29,4%. Il dato si presenta stabile rispetto al 2021, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (40,1% nel 2002).
Il maggiore consumo di acqua minerale si registra nel Nord-ovest (86,3%) e nelle Isole (84,5%), quello minore nel Sud (76,1%). In particolare, a livello regionale l’Umbria mantiene il primato nel consumo di acqua minerale (91,4%), mentre nella Provincia Autonoma di Trento si registra il valore minimo (58,1%).
Questi dati pongono l’Italia al primo posto tra i paesi europei per consumo di acqua minerale in bottiglia. Tra i motivi del fenomeno vi sono alcune false credenze, molto diffuse, sull’acqua pubblica.
Per ciascuna di esse risponde l’Istituto Superiore di Sanità:
- L’acqua del rubinetto non è sicura
Bere acqua del rubinetto (di casa o dei chioschi o punti di distribuzione) è sicuro per la salute perché in tutti i casi l’assenza di rischi per i consumatori è garantita dai controlli previsti dalla normativa. - Per rendere sicura l’acqua del rubinetto va installato in casa un apparecchio di trattamento
Le acque distribuite in Italia sono di qualità̀ adeguata al nostro consumo e non necessitano di altri trattamenti per renderle potabili o per evitare rischi per la salute. L’unico scopo degli apparecchi di trattamento dell’acqua in commercio, conformi alle specifiche normative, è modificare le caratteristiche organolettiche delle acque, cioè di rendere più gradevole il sapore e l’odore dell’acqua del rubinetto, o frizzante. - L’acqua del rubinetto contribuisce alla formazione di calcoli renali:
Credere che bere l’acqua del rubinetto (potabile) provochi o favorisca la formazione di calcoli renali è una convinzione diffusa ma falsa. E questo vale anche per le acque ricche di sali di calcio e magnesio.
Il consiglio di utilizzare acque leggere o oligominerali al posto dell’acqua del rubinetto per evitare la calcolosi renale non è giustificato da evidenze scientifiche.
La formazione dei calcoli dipende in molti casi da una predisposizione individuale oppure familiare. Il calcio è essenziale per la nostra salute e ne va ridotta l’assunzione se è un medico a prescriverlo - L’acqua per essere buona deve essere priva di ogni sostanza chimica
È vero il contrario: l’acqua contiene molte sostanze chimiche vantaggiose per la salute ed eliminarle non rappresenta un beneficio ma, al contrario, un potenziale danno. Rimuovere tutte le sostanze naturalmente presenti nell’acqua – per esempio il boro, il selenio, il fluoro, il cromo, il rame, il calcio, il magnesio, lo iodio, il potassio – provocherebbe infatti la riduzione di apporto di elementi essenziali per la salute degli esseri umani, modificazioni del gusto e danni alle reti idriche.
Un altro motivo che spinge le persone a preferire l’acqua in bottiglia è la copiosa pubblicità che compare sugli organi di stampa, in televisione, tramite i social, con la presenza di personaggi noti dello spettacolo o dello sport che descrivono incredibili qualità terapeutiche delle acque in bottiglia, che sarebbero utili per migliorare la salute, l’estetica, le prestazioni atletiche.
Il motivo di tanta pubblicità è dovuta al fatto che l’acqua pubblica, risorsa preziosa, viene venduta per pochi millesimi di euro al litro a fronte di rilevanti guadagni per chi la vende imbottigliata come se fosse una proprietà privata. Per poter giustificare questa attività redditizia, viene fatto credere, anche tramite la pubblicità, che l’acqua in bottiglia sia più salutare di quella del rubinetto.
DANNI AMBIENTALI
Un altro valido motivo per preferire l’acqua pubblica ed evitare l’acqua imbottigliata riguarda i danni ambientali causati dai contenitori di plastica.
Secondo il rapporto di Seas at risk Single-use plastics and the marine environment, in Europa si consumano annualmente 46 miliardi di bottiglie in plastica.
In Italia, in base alle risposte inviate dalle Regioni, il 90-95% delle acque in bottiglia viene imbottigliato in contenitori di plastica e il 5-10% in contenitori in vetro.
Negli ultimi anni sono stati imbottigliati 14 miliardi di litri di acqua all’anno, per cui in ogni anno vengono utilizzate tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi di bottiglie di plastica.
Poiché più del 90% delle plastiche prodotte derivano da materie prime fossili, e l’80% delle bottiglie in Italia viene trasportata su gomma in Regioni diverse da quella di imbottigliamento, è evidente che gli impatti ambientali innescati dalla commercializzazione delle acque in bottiglia si moltiplicano, in particolare se non si ha una corretta gestione delle bottiglie usate.
Per ridurre la dispersione della plastica, la direttiva dell’Unione Europea ha imposto dal 3 Luglio 2024 che le bottiglie fino a 3 litri di volume potranno essere commercializzate esclusivamente se il loro tappo di plastica rimane attaccato alla bottiglia dopo l’apertura, per la durata dell’uso previsto del prodotto. Le bottiglie per bevande in PET, inoltre, dovranno contenere almeno il 25% di PET riciclato entro il 2025 e almeno il 30% a partire dal 2030.
Per approfondite
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/dossier-acque_in_bottiglia_2018.pdf
Foto da Pixabay