di Walther Orsi

La solitudine può essere considerata il problema del secolo, per la nostra società. A livello nazionale le persone sole rappresentano il 29,2% e in Emilia Romagna il 31,1%. La solitudine riguarda soprattutto le persone anziane.  Per loro in particolare  costituisce anche un fattore di rischio di esclusione sociale e di depressione.
Gli scenari futuri mettono in evidenza che il fenomeno solitudine sarà sempre più rilevante. Infatti l’aumento della speranza di vita genererà un consistente aumento della popolazione anziana (gli ultrasessantacinquenni erano, nel 2016, il 23,6%; nel 2046 saranno il 33,8% della popolazione totale). Questo scenario  farà emergere un consistente aumento del numero delle persone anziane non autosufficienti e sole. In tale situazione si può prevedere un indebolimento dell’alleanza intergenerazionale sia per un aumento degli anziani senza figli, sia per una minore presenza degli stessi a causa della loro lontananza per motivi di lavoro.

Si possono mettere in atto alcune strategie per affrontare il problema della solitudine.

Una prima strategia è tesa a coinvolgere tutta la società nel prendersi cura del proprio futuro, attraverso interventi di rilevazione precoce, monitoraggio e gestione dei fattori di rischio della solitudine. Le politiche sociali e gli interventi dovranno promuovere:

  • una grande alleanza di istituzioni, imprese, organizzazioni non profit  e cittadini tesa a sviluppare un maggiore equilibrio fra i tempi dedicati alla formazione, al lavoro, al volontariato e alla cura, nelle diverse fasi della vita, anche attraverso politiche a sostegno della maternità, paternità e della cura di bambini, disabili e anziani;
  • una più equa distribuzione delle risorse economiche per ridurre le situazioni di povertà che aggravano le condizioni di solitudine;
  • percorsi di preparazione e  accesso graduale al pensionamento;
  • la valorizzazione del capitale sociale della comunità e quindi delle funzioni di accoglienza, inclusione sociale e cittadinanza attiva;
  • il miglioramento delle condizioni abitative e lo sviluppo di nuovi modelli di convivenza tesi a ridurre la percezione di solitudine.

Una seconda strategia è tesa a coinvolgere tutti i cittadini in un percorso di rigenerazione personale contro la solitudine, orientata ad un miglioramento ed una valorizzazione dell’uso del tempo. Tale percorso si propone di:

  • riservare e dedicare un tempo per sé e per le relazioni interpersonali;
  • migliorare il capitale sociale personale;
  • valorizzare ed integrare le dimensioni operative, attraverso cui ogni persona si esprime: l’ambiente di vita (ampliando i ruoli e le aree di interesse attraverso cui ogni persona si mette in rapporto con l’ecosistema e può prevenire la solitudine), il sociale (valorizzando il sistema di relazioni con tutti gli attori sociali che possono rappresentare degli alleati per combattere la solitudine); il  senso (condividendo con le altre persone i valori, le emozioni, i significati delle esperienze e delle azioni contro la solitudine).

La terza strategia è tesa a promuovere una cittadinanza attiva attraverso lo sviluppo di Buone pratiche sociali. Esse rappresentano: comportamenti, azioni, progetti orientati al miglioramento della qualità della vita, all’inclusione sociale e alla cura dei beni comuni che vedono protagonisti i cittadini, con il sostegno di reti di comunità, associazioni, organizzazioni di volontariato, istituzioni e servizi pubblici.


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