Cittadinanzattiva Emilia Romagna, oggi, intende dare voce ad alcuni cittadini che, oltre a fornire valutazioni in merito alla precedente newsletter (“L’emergenza: uno stimolo per generare nuove reti relazionali e di aiuto”), hanno voluto offrire la loro preziosa testimonianza in termini di esperienze, idee e proposte per combattere solitudine e povertà.
Voglio innanzitutto ringraziare Antonio, Bona, Francesca, Francesco, Leonardo, Paola, Romano, per il loro importante ed originale contributo, per la ricchezza delle parole e delle emozioni che ci trasmettono. Mi auguro che il dialogo aperto da loro possa stimolare altre testimonianze ed attivare nuove reti relazionali e buone pratiche sociali.
In questo periodo di emergenza, in attesa del Natale, sarebbe bello inventare delle buone pratiche sociali che diano nuovo senso allo scambio dei regali.
Ci sentiamo spesso ripetere in questi giorni che tale tradizione è necessaria per il rilancio dei consumi. Concordo che sia urgente favorire il rilancio, orientando però l’acquisto di beni di consumo, affinché ne possano fruire soprattutto i 9 milioni di italiani poveri.
Per andare in questa direzione si potrebbe fare un dono ad alcune persone che nel nostro territorio vivono in povertà, per rinnovare il senso del Natale.

Tanti Affettuosi Auguri
Walther

 

Carissimo Walther,
Le tue riflessioni sono, ovviamente, pienamente centrate ed illuminate. Grazie per tutti i suggerimenti e gli spunti circa le buone pratiche sociali che si possono percorrere per fare la nostra parte.
Fra le quattro che tu proponi, io opterei per la prima, che gli amici di “Insieme Si Può” stanno già sperimentando da anni. Il mio suggerimento, ovviamente, risente della mia pigrizia e del timore nell’intraprendere strade nuove.
Si potrebbe, peraltro, allargarne la partecipazione con qualche altra Associazione di Volontariato. Segnalo, a tale proposito, “Don Paolo Serra Zanetti“, di cui conosciamo il Presidente uscente -P.L.M, che personalmente stimo molto, e C.L che, dopo 9 anni di Presidenza, vi è rientrato in qualità di Consigliere.
Ancora grazie e Cari saluti.
Antonio

 

Non ho una lunga esperienza di volontariato ma la poca che ho è stata fondamentale e “in presenza” in Bosnia, subito dopo la guerra. Con la Associazione Adottando (e la allora Presidente Elvira Segreto, moglie di Roberto Morgantini) abbiamo adottato “non troppo a distanza” un bimbo dell’orfanotrofio di Tuzla. Per anni siamo andati in Bosnia a Tuzla (visitando poi Sarayevo, Srebrenica, Mostar ecc..) per seguire il nostro bimbo (scuola, crescita, ospedale durante la frattura di un braccio) e portare cibo, vestiti, coperte e altri generi di prima necessità direttamente alle famiglie che vivevano in condizioni disperate di povertà, dolore, lutti nelle campagne e montagne più sperdute del territorio bosniaco.
Con altri volontari portavamo a cena fuori i ragazzi dell’orfanotrofio per socializzare con tutti ed abbiamo visto e vissuto situazioni incredibili, come quella di un ragazzo di 16 anni seduto vicino a noi, visibilmente traumatizzato. La sua storia è questa: all’età di 7 anni ha assistito alla strage della sua famiglia (madre incinta di 8 mesi, padre, 6 sorelle e un fratellino), è stato ferito ma si è finto morto sopra i corpi dei suoi parenti fuggendo poi in mezzo a un bosco per essere poi trovato e portato in vari ospedali, centri di riabilitazione… e infine all’orfanotrofio di Tuzla. Per chi è interessato a saperne di più vedi l’intervista sul sito indika: “Qualcuno resta sempre in vita

Bona

 

Credo che ognuno di noi, agendo nel proprio piccolo, possa fare una grande differenza e aiutare gli altri.
Per cercare di contrastare il senso di solitudine che molti di noi provano in questo periodo di crisi, dove il contatto fisico e sociale è sempre più ristretto e sconsigliato, cerco di chiamare spesso mia nonna, di farle compagnia. Può sembrare un gesto banale, ma è proprio dalla semplicità che bisogna partire. A mia nonna, che vive sola, una semplice chiamata svolta la giornata, perché ha modo di parlare con qualcuno, di sentirsi accolta, in compagnia e meno sola, nonostante la distanza che ci separa.
Allo stesso modo, cerco di sentire spesso i miei genitori e i miei amici, mandando loro anche un semplice messaggio per sapere se stanno bene e dire loro che li penso. Come per tutti, anche per noi giovani, che molto spesso viviamo lontano dai nostri genitori, questo momento non è per niente facile, nonostante abbiamo tutti i mezzi per tenerci in contatto gli uni con gli altri.

Per quanto riguarda il problema della povertà, anche in questo caso io personalmente cerco di fare delle piccole buone azioni. Sono ancora una studentessa, non lavoro e sono a carico dei miei genitori, ma cerco comunque di donare qualche soldo in beneficienza. Studiando e vivendo a Roma, in una grande città, (ma anche a Bologna, dove abitavo prima), mi capita spesso di incontrare persone senza tetto; ecco, anche se può sembrare banale, quando posso cerco di dare loro qualche spiccio che ho nel portafoglio, di salutarli e capita anche di farci due chiacchere. Sono ben consapevole che la povertà non si abbatte in questo modo, ma almeno ho alleviato (o almeno spero!) per qualche secondo il dolore che provano queste persone.
Un paio di volte all’anno, inoltre, ci sono le raccolte alimentari nei supermercati, come quelle promosse da Banco Alimentare che l’anno scorso, nel 2019, ha visto 145mila ragazzi/e attivi nella raccolta di 8mila tonnellate di alimentati donati da oltre 5milioni di persone. Come riporta Paolo Pagliaro nel suo reportage a Otto e mezzo, per evitare assembramenti e contatti ravvicinati, quest’anno la colletta si farà tramite delle card dal valore di 2, 5 o 10 euro che, fino all’8 dicembre, si possono trovare nelle casse dei supermercati (o su Amazon) e, a fine colletta, il valore complessivo verrà convertito in cibo non deperibile (pari a 83milioni di pasti) consegnato a 8mila strutture caritative che sostengono oltre 2milioni e 100mila persone.
Ecco, anche in questo caso comprare qualche bene primario a noi, che viviamo in una situazione economica stabile, non cambia nulla, mentre a chi ne ha bisogno può fare la differenza.

Credo fortemente che, se si aiuta anche una sola persona a stare meglio, si sia già fatto tanto.

Francesca

Per leggere le altre testimonianze, vai alla newsletter completa: Le testimonianze di alcuni cittadini su solitudine e povertà

 


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