L’Associazione Italiana Fisiterapisti ha inviato una lettera alla regione Emilia Romagna per avere chiarimenti in merito alle figure professionali che potranno essere parte attiva nell’attuazione dell’ATTIVITA’ FISICA ADATTATA, e ha coinvolto anche Cittadinanzattiva in questa riflessione.
Di seguito riportiamo la lettera che l’A.I.F.I. ha inviato alla regione e la successiva risposta della regione in modo da fare chiarezza sulle risettive posizioni e aiutare gli utenti di tale servizio a comprendere meglio gli orientamenti per il prossimo futuro.
Oggetto: criticità e richiesta di spiegazioni urgenti in merito all’implementazione di un percorso semplificato di accesso all’AFA
Certi che la regione Emilia Romagna voglia implementare nel suo contesto, a favore della propria popolazione, le indicazioni contenute nei Piani di Indirizzo della Riabilitazione 2011, non riteniamo possa prescindere dagli approfondimenti offerti dal documento finale pubblicato dal Ministero della Salute (gennaio 2013) del gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di chiarire le competenze del Laureato in Scienze Motorie riguardo la c.d. “Attività Fisica Adattata”.
Ribadito il concetto che l’attività fisica è necessaria per tutti, il documento si concentra sulle modalità per garantire la giusta dose di movimento anche per quelle categorie di soggetti “fragili”, come persone anziane e con diverse abilità.
Il documento indica i limiti per l’accesso all’ Attività Fisica Adattata e stabilisce che le Regioni, nel dare l’avvio a programmi di Attività Fisica Adattata, dovranno indicare ai Cittadini quale sia l’offerta riabilitativa nelle varie fasi (acuta, post-acuta, cronica, di mantenimento), evidenziando che l’Attività Fisica Adattata non sostituisce in alcun modo la Fisioterapia e tanto meno qualsiasi intervento riabilitativo.
Persone con patologie pregresse potranno essere indirizzate all’ Attività Fisica Adattata solo entro certi criteri ed a stabilità clinica e riabilitativa accertate e documentate.
I costi dei programmi di Attività Fisica Adattata dovranno essere a carico del Cittadino, in quanto attività non sanitaria.
Il documento, nel chiarire anche che l’esercizio fisico a scopo terapeutico è prerogativa del Fisioterapista, ribadisce che in Fisioterapia il movimento come terapia è stato codificato in attività come la rieducazione funzionale e quella posturale.
Confidiamo inoltre che questo documento contribuisca a correggere da una parte alcune sperimentazioni di Attività Fisica Adattata già iniziate e che, alla luce di quanto prescritto, dovranno essere modificate e, dall’altra, il concetto che l’attività fisica possa essere considerata una cura. Il movimento è proprio di ogni essere umano, non va medicalizzato, l’attività fisica adattata è un’attività ludica e/o sportiva che va praticata da tutti e non in gruppi formati per patologie, infatti proprio questa modalità annullerebbe il suo scopo primario di socializzazione. Coloro che confonderanno questi diversi tipi d’intervento, effettueranno un’azione inappropriata nonché rischiosa per la salute delle Persone, finendo anche per cadere nell’esercizio abusivo di professione sanitaria. Anche l’eventuale informazione da fornire ai cittadini, se firmata da personale sanitario quali fisioterapisti o medici, può trarre facilmente in inganno gli eventuali beneficiari, inducendoli a pensare che si tratti di una sorta di fisioterapia fatta in gruppo.
Per quanto descritto, chiediamo gentilmente che il gruppo regionale, che sta lavorando per l’implementazione di un percorso facilitato di accesso all’AFA, tenga in considerazione tutti questi principi e che l’AFA non rientri nelle attività a carico del SSR. A tal scopo, A.I.FI. Emilia Romagna e FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap Emilia Romagna), offrono la loro massima disponibilità ad ogni sorta di confronto e/o collaborazione certi di un positivo riscontro. Fa parte del nostro mandato la tutela dei diritti dei cittadini e saremo quindi pronti a continuare ogni azione pubblica o legale necessarie alla sua salvaguardia.
Il Presidente FISH Emilia Romagna
Giuliana Gaspari Servadei
(giuliana.gaspari@gmail.com)
IL PRESIDENTE REGIONALE
A.I.FI. EMILIA-ROMAGNA
ASSOCIAZIONE ITALIANA FISIOTERAPISTI
Dott.ssa Monica Mastrullo
Oggetto: criticità e richiesta di spiegazioni urgenti in merito all’implementazione di un percorso semplificato di accesso all’AFA
La Regione Emilia Romagna, come ben riportato nel Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 (DGR 2071/2010) è da tempo impegnata in processi e percorsi per la valorizzazione sanitaria, preventiva e terapeutica dell’attività fisica per la salute attraverso specifici progetti di promozione e prescrizione sanitaria. Per la realizzazione di quanto indicato nel PRP, è stato individuato un gruppo di lavoro la cui composizione è stata stabilita con determina n.15582/2011, composizione poi aggiornata con la determina n.3591/2014, arricchendo il gruppo di lavoro con rappresentanti di professioni indispensabili la realizzazione di programmi di prescrizione dell’Esercizio Fisico Adattato (EFA) e dell’Attività Fisica Adattata (AFA), come i laureati in Scienze Motorie e i Tecnici della Riabilitazione.
La linea di lavoro identificata con chiarezza e lungimiranza dalla Regione Emilia Romagna è stata premiata dal Ministero della Salute che ha identificato la nostra Regione tra quelle alle quali affidare una sperimentazione finanziata sull’utilizzo dell’esecizio fisico in prevenzione e terapia delle malattie croniche non trasmissibili.
Nel protocollo operativo della sperimantazione attuata in Emilia Romagna (DGR nn. 2054/2010 e 1624/2011), concordato nell’ambito del Gruppo di coordinamento regionale, sono stati identificati due bracci di attività: quello EFA rivolto a persone con problemi cardiovascolari e dismentabolici e quello AFA rivolto a persone con problematiche neurologiche e/o muscoloscheletriche e/o articolari stabilizzate. Nel primo caso (EFA) l’obirttivo era portare dentro al SSR l’esercizio fisico prescritto e somministrato come un farmaco, nel secondo caso (AFA) l’esigenza era di individuare un percorso efficace in grado di evitare una inutile medicalizzazione di problemi non suscettibili di trattamenti sanitari appropriati (principalmente disabilità stabilizzata da eventi patologici) che nel contempo assicurasse continuità nell’attività fisica e collegamenti chiari con la rete sanitaria in caso di necessità.
E’ consolidato e non c’è dubbio che per attività fisica adattata (AFA) si intendono prgmammi di esercizio non sanitari svolti in gruppo appositamente predisposti per cittadini con malattie croniche, indirizzati al mantenimento delle abilità motorie residue e finalizzati alla modificazione dello stile di vita. Si tratta pertanto di una strategia di intervento finalizzata alla produzione di un’attività fisica regolare, valorizzando gli aspetti di socializzazione, e non alla cura della malattia.
L’Attività Fisica Adattata viene prescrita dal Medico (MMG, Medici specialisti) e richiede periodiche valutazioni sanitarie; la sua somministrazione avviene in ambiente non sanitario in gruppi selezionati per patologia. I programmi di esercizio sono seguiti da laureati in scienze motorie, con la supervisione di un fisioterapista del Servisio Sanitario Regionale (SSR) per verificare l’adesione ai programmi precedentemente concordati e monitorarne l’attività.
Il Piano di indirizzo sulla Riabilitazione, recepito con DGR n. 805/2012, sottolinea la necessità di avviare questi percorsi di Attività Fisica Adattata (AFA) al termine del percorso riabilitativo, facendo chiarezza sul fatto che l’AFA non è un’attività riabilitativa: essa interviene nella fase cronica stabilizzata della malattia, in condizione di salute stabili per assenza di malattia acuta o con riduzione delle capcità funzionali da condizioni cliniche pregresse con esseti funzionali stabilizzati, quando il trattamento riabilitativo ha esaurito il suo intervento.
Valutata positivamente l’ esperienza legata al progetto ministeriale, la Regione si è posta l’obiettivo di garantire la prosecuzione dell’attività nelle Aziende USL dove si è svolta la fase sperimantale e di estendere ad altre Aziende USL, che erano in grado di farlo, l’attivazione del percorso AFA secondo le modalità organizzative contenute nel progetto ministeriale, approvato con Deliberazione di Giunta regionale n. 2054/2010, e meglio dettagliate nei protocolli operativi elborati per la realizzazione del progetto stesso.
Nell’implementazione dei percorsi AFA, allo scopo di renderne più agevole l’attivazione dei percorsi AFA in tutti gli ambiti territoriali, la regione ha da rempo fornito indicazioni operative.
Il percorso AFA riguarda al momento le patologie interessate dalla sperimentazione secondo i protocolli già utilizzati: in particolare l’attività si svolge in gruppo, con una frequenza di almeno due sedute settimanali e sotto la duida del laureato in scienze motorie. possono eventualmente essere attivati percorsi riguardanti altre patologie sensibili all’attività fisica, comprese le disabilità: in questo caso devono essere predisposti nuovi protocolli con i criteri di arruolamento, prescrizione e somministrazione dell’attività fisica, che devono essere preventivamente valutati e approvati dal Gruppo tecnico scientifico AFA operante a livello regionale e coordinato dal dr Andrea Naldi, direttore UO Medicina riabilitativa AUSL della Romagna, sede di Cesena e Ravenna.
Le indicazioni fornite dalla Regione prevedono che: l’Attività Fisica Adattata si realizzi in ambiente extrasanitario, sotto la guida e supervisione di lauretai in scienze motorie opportunamente formati secondo quanto disposto dalla DGR 316/2013, dove è previsto che le attività a completo carico dell’utente pur essendo stata identificata una tariffa di riferimento alla quale le Palestre Etiche/Sicure, se vogliono continuare a collaborare con in SSR debbono attenersi (30 euro mensili per due sedute settimanali).
Quindi non vi è onere economico per la Regione, ma anzi si intrvede un vero risparmio: riuscire a mantenere attivi i soggetti affetti da diverse patologie croniche stabilizzate blocca e/o rallenta quel peggioramento inevitabile che la sdentarietà di per sè causa, contrastando la perdita di autosufficienza. Attraverso un approriato percorso extrasanitario è sicuramente possibile ridurre la spesa sanitaria.
Certi di aver rassicurato in merito alla congruenza dei contenuti del progetto regionale riguardante l’AFA, con quanto previsto nel documento nazionale del gennaio 2013 rigurdante il piano di indirizzo della riabilitazione, si resta comunque a disposizione per eventuali approfondimenti.
Cordiali saluti
Sergio Venturi