Di fronte alle difficoltà dei giovani a comunicare con gli adulti e a sviluppare una partecipazione autentica con il mondo delle istituzioni, con le imprese, ma anche con il terzo settore, Cittadinanzattiva ha scelto un percorso partecipato per ascoltaredare vocevalorizzare la progettualità dei giovani, attraverso il progetto Buone Pratiche Sociali e lo Spazio giovani.

Cosa sono le Buone pratiche sociali, quale è la loro identità?

Le buone pratiche sociali sono azioni, comportamenti, progetti orientati al miglioramento della qualità della vita e alla cura dei beni comuni che vedono protagonisti i cittadini singoli, i gruppi informali, rappresentati molto spesso da giovani.

Sono esperienze di partecipazione diffuse nella comunità, spesso poco conosciute e sottovalutate dalle istituzioni e organizzazioni, anche se tendono ad avere un impatto sul territorio (mi riferisco alle buone pratiche sociali realizzate a Bologna, come il No Tag Porto Saragozza, il Co-housing il Giardino dei folli, le diverse iniziative di cura di determinate aree verdi e di alcune vie come Via Falegnami e Via Lombardia, Gira la Cartolina, per far conoscere la città di Bologna dal punto di vista di chi la vive, attraverso il coinvolgimento di testimoni significativi che hanno vissuto quelle storie, ma anche altre iniziative realizzate da giovani, a livello nazionale: Una start-up contro i bulli (a Lecce), La mia radio per disabili che ha stregato Jovanotti (a Brescia), Cantare le problematiche sociali con il sorriso (a Grosseto).

L’azione di Cittadinanzattiva Emilia Romagna a due livelli

Cittadinanzattiva ha scelto di dare evidenza, di scoprire il valoredi comunicare, a livello cittadino, regionale e nazionale, queste esperienze, attraverso un sito (che ha censito oltre 250 BPS), le newsletter (oltre 50), i seminari, gli articoli su riviste e giornali (come Vita, Huffingtonpost), ma anche di attivare uno Spazio giovani, per mettere a loro disposizione spazi, reti, conoscenze, supporto operativo, a livello locale, per riconoscere l’empowerment, che le nuove generazioni esprimono attraverso progetti e buone pratiche sociali (esso ha un valore e un potere), che potrebbe essere trasformato in fattore produttivo, anche a livello economico, utile alle organizzazioni e alle imprese.

Quali sono le chiavi interpretative e i processi innovativi delle buone pratiche sociali? 

  • i bisogni/problemi vengono trasformati in opportunità di partecipazione civica dei giovani e dei cittadini in una prospettiva di miglioramento della comunità e del territorio (siamo di fronte ad un vero ribaltamento di senso);
  • le buone pratiche sociali promuovono una co-progettazione diffusa (capillare, che nasce dal basso, dai cittadini, dalle comunità, che mette in campo la loro invenzione sociale);
  • il rapporto con le istituzioni e le organizzazioni non è calato dall’alto, ma deciso dai giovani/cittadini, attraverso il loro potere di empowerment;
  • non rappresentano solo esempi di cittadinanza attiva e di volontariato, ma fanno emergere bisogni prioritari latenti, nuovi ambiti imprenditoriali e  professionali che possono avere come protagonisti i giovani.

Cittadinanzattiva ha deciso di focalizzare l’attenzione su questo ultimo processo innovativo.

Si fa riferimento alla seguente ipotesile buone pratiche sociali dei giovani possono aprire scenari innovativi in merito a nuovi ambiti imprenditoriali e professionali.
Possono essere tradotte in nuove pratiche lavorative?

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