A cura di Paola Limongelli, Assistente sociale e Ricercatrice presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

 

La storia di Angelica

Angelica è una bambina di 9 anni e mezzo che vive insieme alla sua famiglia: la mamma Greta e il fratello Michele.

Michele ha 6 anni ed è nato con una forma grave di tetraplegia che gli impedisce di svolgere autonomamente molte attività della vita quotidiana.

L’anno prossimo andrà alla scuola primaria.

La mamma Greta è sola e fatica a mantenere un lavoro a causa del carico di cura e, talvolta, per riuscire a fare tutto coinvolge Angelica.

Ormai Angelica si destreggia benissimo a casa: prepara da mangiare a Michele che ha bisogno di alimenti specifici, si occupa di lui quando sono a casa da soli, e conosce a memoria il suo piano terapeutico. A volte, cerca anche di aiutarlo a giocare con altri bambini al parco.

 

Una storia comune

La storia di Angelica è comune a quella di tantissimi altri bambinə e adolescentə italiani e di tutto il mondo.

Eppure, il ruolo di Angelica non viene riconosciuto e rimane nascosto agli occhi di professionisti che settimanalmente incontrano la famiglia.

Come mai?

Sicuramente l’immagine dell’infanzia nella nostra società influenza notevolmente la capacità di esperti come, per esempio, insegnanti, psicologici, assistenti sociali ed educatori (e tanti altri) a leggere correttamente la situazione.

Infatti, nella percezione comune viene dato per scontato che bambinə e adolescentə siano esclusivamente destinatari di cure e di attenzioni da parte degli adulti e non promotori del benessere famigliare.

Proviamo a definire meglio il ruolo di Angelica e quali potrebbero essere le ricadute.

Angelica è quella che viene definita come una giovane caregiver. Nonostante il fenomeno dei caregiver sia noto e conosciuto, è fondamentale focalizzarci sulla particolarità di questo ruolo svolto durante l’infanzia.

Il lavoro di cura e giovani caregiver

Come si sarà intuito, i giovani caregiver sono bambinə e ragazzə, talvolta non ancora maggiorenni, che svolgono regolarmente lavoro di cura a favore di altri membri della famiglia (anche adulti) che esprimono bisogni di cura, assistenza, accudimento e supervisione a causa di malattie croniche, disabilità e altre fragilità.

In assenza o in presenza di scarsi aiuti provenienti dai servizi socio-assistenziali, i giovani caregiver svolgono ingenti livelli di lavoro informale di cura che favoriscono l’insorgenza di conseguenze prettamente negative sul piano psico-sociale.

 

La ricerca nella città metropolitana di Milano

Nel 2020 si è conclusa una ricerca italiana dell’Università degli studi di Milano-Bicocca che si è focalizzata sul contesto della Città Metropolita di Milano. La ricerca (The Hidden Children. Una ricerca partecipativa sul fenomeno italiano degli young caregiver) è stata condotta attraverso un approccio partecipativo prevedendo la mia collaborazione come ricercatrice e quella di tre giovani caregiver, le quali hanno messo a disposizione il loro sapere esperienziale nello studio del fenomeno.

L’indagine condotta in 3 Istituti Comprensivi della Città di Milano ha evidenziato che su 424 studentə (12- 15 anni) il 19,3% svolge giornalmente lavoro di cura.

Le principali attività svolte dal campione sono relative alla cura intima e personale di un’altra persona, al supporto emotivo e all’accudimento di fratelli e sorelle.

Tali cure sarebbero profuse a favore di madri, fratelli e sorelle e nonni che esprimono bisogni di cura a causa di malattie croniche, disabilità, problemi psichici e di salute mentale, e dipendenze da sostanze.

Tra costoro vi è un gruppo di studentə che ha manifestato maggiore disagio rispetto alle proprie responsabilità di cura attraverso un marcato stato d’animo negativo che si traduce anche in una scarsa soddisfazione della propria vita e una scarsa soddisfazione nella relazione con i genitori.

Questa condizione sembrerebbe essere esacerbata ulteriormente da coloro (6%) che hanno un famigliare richiedente assistenza.

 

La percezione del ruolo nei giovani caregiver

La ricerca ha previsto anche un focus group con potenziali giovani caregiver che ha permesso di comprendere come percepiscono il proprio ruolo. I dati hanno messo in luce che gli studentə sentono di svolgere una funzione cruciale e indispensabile per la propria famiglia ma sentono, allo stesso tempo, una certa fatica e frustrazione per la situazione familiare, senza però comprenderne a pieno le reali ricadute sul loro benessere psico-fisico.

Allo stesso tempo, il focus ha evidenziato i principali bisogni espressi dagli studentə, che sono: il bisogno di essere aiutato o sostituito nello svolgimento delle attività di cura, il bisogno di essere ascoltati e capiti senza giudizio (meglio se vi è un confronto alla pari tra persone con la medesima esperienza), e il bisogno di dedicare del tempo per se stessi e per pensare al proprio futuro (attività extra – scolastiche e di tempo libero).

Il fenomeno dei giovani caregiver, pur essendo ancora poco conosciuto, risulta essere molto presente ed esteso a livello nazionale (6,6% secondo una recente ricerca europea).

Ne consegue la necessità di avviare un ingente sforzo da parte delle politiche sociali e per la famiglia per riconoscere il ruolo di tanti bambinə e adolescentə, come Angelica, allo scopo di investire nel supporto per loro e  per la loro famiglia.

Allo stesso tempo diviene essenziale sensibilizzare la collettività per riconoscere le situazioni e attivare interventi sociali e scolastici per favorire la crescita armoniosa di coloro che imparano molto presto a prendersi cura dei più deboli.

 

 

Per approfondire

La ricerca “The hidden children”: https://boa.unimib.it/handle/10281/277261

Young Care Italia: https://youngcareitalia.org

Me-We Project – European Union 2019: https://me-we.eu/

Cittadinanzattiva Emilia Romagna, Articoli Caregiver:

Carta delle priorità: https://www.cittadinanzattiva-er.it/carta-delle-priorita-del-caregiver/

Caregiver: https://www.cittadinanzattiva-er.it/category/caregiver/

 

 

 


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