A cura di Marie Friedel Castorini, Institut de recherche Santé et Société (IRSS) – Université catholique de Louvain.

 

Caro Ivan,

ti ringrazio per la tua lettera commovente.

Descrive la situazione difficile che vivi, con tanti altri colleghi infermieri italiani.

Un anno dopo il nostro progetto di collaborazione italo-belga, con la mia famiglia abbiamo vissuto 5 anni in Lombardia.

Sono tornata da 2 anni in Belgio. Scopro di essere molto affezionata al vostro paese, e soprattutto ai tanti amici e infermieri italiani che ci hanno accolto con delicatezza e attenzioni.

Sento la tua paura di contrarre il virus, lo stress e la fatica del lavoro, la tristezza di essere isolato dalla tua famiglia, i turni ripetuti che rendono illusorie le vacanze previste.

Sento tutto questo e provo ammirazione e compassione.

Ammirazione perché vedo la vostra dedizione, il vostro impegno vissuto con passione e generosità di rimanere lì dove vi chiama il lavoro, con molta professionalità e umanità.

Compassione perché sento anche il vostro sconforto morale (moral distress), questo sentimento che proviamo quando vediamo tutto quello che si dovrebbe fare ma che non c’è la possibilità di farlo.

Come, per esempio, accompagnare le persone fisicamente che si trovano in fine vita o accompagnare le loro famiglie nel lutto reso complesso a causa delle misure prese per limitare la propagazione del virus.

O quando vorresti una maschera adeguata e che non c’è… questo gap, questo moral distress è una sofferenza per tutti noi, infermieri.

In questi momenti, rifletto molto sull’ analogia tra le cure palliative e quello che viviamo tutti a livello internazionale.

Con i miei studenti infermieri che si laureano quest’anno, durante il corso online sulle cure palliative, abbiamo identificato 4 aspetti nei quali mi sembra che siamo tutti immersi in questo momento.

Il primo aspetto è l’incertezza.

Non sapere, non poter controllare il futuro.

Tante volte le famiglie che avevo accompagnato nelle cure palliative pediatriche in Belgio mi hanno detto quanto era difficile per loro l’advance care planning.

Viviamo il giorno, avanziamo giorno dopo giorno.

E’ già abbastanza difficile così, quando non si sa quando si morirà; magari l’incertezza è molto legata al nostro sentimento di impotenza.

Diventa così importante discernere dove posso controllare o essere efficace e laddove devo lasciare che le cose seguano il loro corso; smettere di voler avere il controllo su tutto.

Il secondo aspetto riguarda la negazione, la rabbia, la tristezza o gli altri sentimenti descritti da Elisabeth Kubler Ross quando parla del lutto.

Tutti noi abbiamo sentito diverse emozioni davanti agli annunci dei numeri di morti, delle misure di isolamento sociale.

Tutti noi abbiamo delle reazioni diverse e tal volta è difficile accogliere le emozioni degli altri che non sono in sintonia con i nostri.

Proviamo un senso di lutto generale, lutto davanti a tanti progetti, vacanze, celebrazioni, lavori che avevamo pianificato e a cui dobbiamo rinunciare.

La rabbia a volte è rivolta a un capro espiatorio, nelle Cure Palliative è rivolta al medico che non può dare la guarigione.

Ora, in questa crisi sanitaria, è rivolta ai politici che non fanno le cose corrette.

E’ come se avessimo bisogno di trovare i colpevoli.

Il terzo aspetto è l’importanza dei legami sociali, il sostegno tra amici, i famigliari e i vicini.

E’ importante rimanere in contatto, esprimere le nostre emozioni, raccontare ciò che si vive, come lo si vive e sostenerci.

Prendersi cura gli uni degli altri, i fils rouges che possiamo ancora inventare, creare diversamente.

Trovare quella vicina, quella signora anziana isolata e depressa e offrirle una pizza fatta in casa e rallegrarci delle sue “gaufres” fatte con amore per i nostri ragazzi.

Creare un gruppo whats app per onorare un membro della famiglia deceduto e inviare foto, musiche, video, poesie per rimanere insieme, sfidando le barriere geografiche e pandemiche.

Per concludere, il quarto aspetto è quello della promozione delle qualità di vita, obiettivo essenziale delle cure palliative.

Anche noi adesso, siamo invitati ogni mattina a guardare verso ciò che ci dà la vita: il sorriso, la gioia.

Piccole cose del quotidiano che ci fanno del bene, nonostante la minaccia, il pericolo, l’angoscia.

E’ un esercizio difficile, che necessita una buona dose di volontà, ma probabilmente anche di grazia .

Un forte abbraccio a te, Ivan, e alla tua bella famiglia.

Mi rallegro già del momento in cui potremo celebrare tutte le nostre vittorie, i nostri atti di resilienza insieme.

Marie, da Bruxelles.

 

Foto di beauty_of_nature da Pixabay

 

 

 


Segui #lepilloledicittadinanzattiva

#lepilloledicittadinanzattiva