Questo brano è tratto dal libro di Shlomo Venezia, ebreo italiano arrestato ad Atene e deportato ad Auschwitz-Birkenau. E’ uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Aushwitz, una squadra speciale selezionata tra i deportati per far funzionare la spietata macchina della morte del Campo. 
“… Qualche volta però capitava ancora che fossimo turbati o feriti, come quel giorno in cui vidi arrivare una donna e il figlio che avevano cercato di nascondersi nel cortile del crematorio. Facevano parte di un convoglio arrivato da Lódz; millesettecento persone inviate al nostro Crematorio. Tutto si svolse come sempre: entrarono nella camera a gas, il tedesco gettò il gas e quindi cominciò il nostro macabro lavoro, fino a che il gruppo di notte venne a darci il cambio. La mattina del giorno dopo, tra le otto e le nove, uno degli uomini, sorpreso, venne ad avvertirci che una donna e un ragazzino di circa dodici anni si trovavano nel cortile del Crematorio. Nessuno riusciva a capire cosa ci facessero; osservandoli più attentamente comprendemmo che appartenevano al gruppo inviato a morire il giorno prima. Ci scambiamo degli sguardi sconvolti, e io mi avvicinai a loro per cercare di capire. Non so se la donna avesse scalato la palizzata o se si fosse infilata nello spazio tra i tronchi d’albero il filo spinato: in ogni caso era riuscita a nascondersi con il figlio. L’erba alta di quei mesi d’estate aveva permesso loro di sottrarsi alla vista delle guardie, ma si erano trovati di fronte il reticolo del filo spinato, senza modo di evadere. Il mattino seguente, quando la madre intuì che non c’era via d’uscita, si era diretta verso il Crematorio sperando di salvarsi. Non smetteva di piangere e di ripetere che aveva lavorato a lungo nel ghetto come sarta per i soldati tedeschi e che avrebbe potuto continuare a rendersi utile.
Il tedesco di guardia si era accorto che c’era un problema ed era uscito nel cortile per vedere di che si trattava. La donna cominciò a supplicarlo, ripetendo quello che ci aveva detto punto per calmarla il tedesco le disse: “Ha ragione, signora, vediamo cosa possiamo fare punto mi segua”. Lo sapevamo tutti: li avrebbe uccisi appena entrati. Non mi ricordo se disse di spogliarsi per passare prima per la disinfestazione; li uccise tutti e due con un colpo di pistola alla testa. In seguito venne tagliata l’erba alta tra la palizzata e il filo spinato per evitare questo genere di incidenti. …”
da SONDERKOMMANDO AUSCHWITZ di Shlomo Venezia

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