I dati di una nuova indagine su 10mila professionisti

10mila operatori sanitari appartenenti a venti categorie professionali hanno partecipato alla prima indagine condotta da Cittadinanzattiva, in collaborazione con FNOPI e FNO TSRM e PSTRP, con l’obiettivo di sondare le motivazioni dei professionisti a restare o lasciare il SSNL’8% dei professionisti coinvolti nell’indagine è relativo ad infermieri ed infermieri pediatrici appartenenti alla FNOPI, il 92% aderisce alla FNO TSRM e PSTRP, dietro queste sigle ben 18 professioni sanitarie: quelle che hanno maggiormente contribuito alla survey sono educatori professionali (15,4%), tecnici sanitari di radiologia medica (13,7%), tecnici di laboratorio biomedico (12,8%), logopedisti (9,6%), tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (6,2%), igienista dentali (4,6%), dietisti (4,2%), assistenti sanitari (4,1%).
Oltre il 46% afferma di essere soddisfatto del proprio percorso professionale, ma non altrettanto del proprio ambiente di lavoro che stimola poco o niente la realizzazione personale (per il 42,6%) e la crescita professionale (48,5%)
Oltre il 40% dichiara di avere carichi di lavoro insostenibili e uno su tre non riesce affatto a bilanciare i tempi lavorativi con quelli della vita privata. Il 31,6% denuncia di essere stato vittima, negli ultimi tre anni, di aggressione (verbale o fisica) da parte degli utenti, il 20,7% da parte di un proprio superiore e il 18,4% da parte di colleghi. E l’assenza nel posto di lavoro di un punto di ascolto psicologico è lamentata in particolare dal 65,9% degli intervistati.
Nonostante queste difficoltà, i professionisti sanitari credono fermamente nel valore del SSN e nella salute come bene pubblico: la maggioranza si sente orgogliosa di contribuire personalmente a dare risposta ai bisogni sociali e sanitari del cittadino (66,9%) e quindi di poter contribuire al benessere della comunità (71,6%). Soprattutto, la maggioranza (83,5%) crede che ogni persona debba avere diritto alle cure di cui ha bisogno indipendentemente dalla gravità delle patologie o dal costo delle cure. Ciò detto, gli interpellati si dividono a metà tra chi sente di essere parte di un sistema che garantisce cure sanitarie a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale (46,9%) e chi non ci crede (53,1%), e praticamente solo uno su due si sente parte di un’organizzazione che tutela l’interesse pubblico (52,1%) e l’equità sociale (47,9%).

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