Questa storia che raccontiamo ci induce a lanciare un appello alle istituzioni. Chiediamo loro di lavorare insieme per cambiare il paradigma e trasformare l’assistenza in accoglienza a favore delle persone senza fissa dimora, italiane o straniere che siano.
“Ti prego aiutami, non mi mandare via, aiutami! Non posso più dormire alla stazione, non riesco a chiudere occhio, non ce la faccio più! Ti prego aiutami, aiutami, non ce la faccio più! Ho bisogno di lavarmi, di vestiti puliti, di un posto dove trovare un po’ di serenità! Ho girato ovunque, ho chiesto aiuto a tutti, ma nessuno mi risponde. Sono settimane che giro e nessuno mi risponde. Almeno voi aiutatemi! Non mi mandate via senza aiutarmi!”
È questo il grido disperato di un ragazzo straniero senza fissa dimora che è arrivato a Bologna da qualche settimana e che si ritrova per strada senza riferimenti e senza sostegno. Anche noi che abbiamo raccolto il suo grido di dolore ai nostri sportelli di tutela e ci siamo attivati ormai da settimane per essergli d’aiuto siamo in difficoltà perché non abbiamo risposte.
Ma questo purtroppo non è un caso isolato! Nel giro di un paio di settimane sono almeno quattro le persone senza fissa dimora che si sono rivolte a noi lamentando la stessa situazione.
E noi siamo impotenti. Se le istituzioni e gli enti preposti non ci rispondono non sappiamo come attivarci per aiutare queste persone. Non abbiamo gli strumenti, se non la nostra buona volontà e il desiderio di alleviare le sofferenze di questi cittadini che arrivano ai nostri sportelli con la certezza che troveranno sempre una porta aperta, un bicchiere d’acqua, un caffè, un posto accogliente dove non sono numeri ma persone e in quanto tali vengono ascoltate. Interloquire con le istituzioni a volte è difficile anche per noi che abbiamo gli strumenti adatti e le possibilità per farlo.
Ci appelliamo alle istituzioni preposte affinché siano collaborative. Siamo consapevoli che non può esserci una soluzione immediata ai problemi e che col passare del tempo le situazioni di marginalità e fragilità sono aumentate e c’è una oggettiva difficoltà per trovare risposte concrete. Ma chiediamo a gran voce che svolgano la loro attività, senza chiudere le porte alle persone bisognose e agli altri enti che si rivolgono a loro. Ribadiamo in ogni momento la nostra disponibilità ad essere parte attiva qualora ritengano che le nostre informazioni e le nostre conoscenze possano essere utili nelle attività di supporto alle persone svantaggiate. Occorre un nuovo paradigma per affrontare la situazione. Il covid e le situazioni di instabilità internazionale hanno cambiato ciascuno di noi e la realtà sociale in cui viviamo. Servono luoghi di ascolto e nuove alleanze tra forze civiche per creare una cerniera tra i bisogni e le risposte e trasformare l’assistenzialismo in vera accoglienza. Cittadinanzattiva c’e!
Anna, Deborah, Emanuele, Eugenia, Marika e Violetta, attivisti civici che assistono gratuitamente le persone agli sportelli di tutela di Cittadinanzattiva Emilia Romagna APS
Foto di Arek Socha da Pixabay