Quando sei in quella fascia di età per cui non sei più attraente come una ventenne e nemmeno tanto saggia come una ottantenne, nessuno ti presta attenzione.
Mi è capitato all’Ikea che aitanti giovanotti offrissero aiuto a giovani ragazze o a arzille nonnine, e non degnassero di uno sguardo me e la mia amica, due signore di mezza età, che arrancavamo sotto il carico della marea di cose acquistate.
Ma mi è capitato di nuovo, qualche giorno fa, in un posto dove non immagini nemmeno che possa succedere, al Pronto Soccorso.
Per una distrazione, o meglio per un dislivello della strada poco visibile, ho preso una brutta storta al piede e, dolorante, mio malgrado, sono dovuta andare al Pronto Soccorso. Fatti tutti gli accertamenti preliminari, raggi compresi, pronta a tempi di attesa sovrumani, con una disposizione d’animo serena, mi sono messa in coda agli altri per aspettare il mio turno di visita.
MA le ore passavano e il mio turno non arrivava mai. Sentivo chiamare per la visita persone anche con numeri superiori al mio e gli infermieri spiegavano che avevano codici di ingresso particolari. Io avevo un codice verde. I bambini avevano la precedenza perchè bambini, gli anziani perchè anziani, i ragazzi perchè impazienti, i detenuti perchè detenuti, le persone affidate ai servizi sociali perchè fragili. E così tutti avevano la precedenza e passavano prima di me.
Premetto che sono arrivata al Pronto soccorso alle 14:30 e mi hanno assegnato il numero 75. Alle 19:30 il Pronto soccorso ha chiuso e all’ultima persona arrivata è stato assegnato il numero 120.
Alle ore 20:30 eravamo rimasti in due che dovevamo essere visitati solo io, con il numero 75, e un signore mio coetaneo, con il numero 52. Nessuno guarda i signori di mezza età, nemmeno i medici del Pronto Soccorso.

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