a cura di Stefania
Sono la mamma di un bambino di 7 anni che fa la seconda elementare, sono anche la rappresentante della sua classe.
Da quando il COVID-19 è entrato nelle vite di tutti la chat di Whatsapp della classe è esplosa! Non che prima fosse un posto tranquillo, le richieste di informazioni sui compiti, le polemiche ed i messaggi umoristici erano costanti.
Oggi quello spazio è diventato il contatto tra i nostri figli e la scuola. Le maestre si impegnano e si sforzano di farci arrivare compiti ed inviano anche messaggi di sostengo ai loro alunni.
Organizzarsi tra disguidi e partecipazione
L’insegnante di musica qualche sera fa ci ha mandato una piccola clip in cui canta per i suoi studenti, è stato un momento molto commovente, ha fatto sentire i bambini partecipi di un percorso collettivo, e non solo confinati alla loro cameretta. Abbiamo fatto copie degli esercizi e lasciati in buste davanti alla scuola, per chi non aveva la possibilità di stampare o non ha un computer, fino a quando è stato possibile, cerchiamo di rimanere in contatto con le famiglie che partecipano meno alla chat, per tenerle aggiornate. Cerchiamo di comunicare il più possibile con dirigenti scolastici ed insegnati, non sempre le cose vanno come dovrebbero e non sempre si va d’accordo, è normale, solo chi non fa non sbaglia, ma non ci vogliamo arrendere.
Si fa quel che si può
I compiti magari non arrivano sempre puntuali, non è nemmeno semplice la comunicazione maestre alunni e viceversa. Le foto degli esercizi fatte dal telefonino spesso non si leggono e non tutti sono in grado di seguire nel percorso di apprendimento i propri figli in un momento cosi particolare. Si fa quel che si può si cerca di aiutarsi e attivare un senso di comunità e solidarietà, ogni tanto si prova anche ad organizzare delle videoconferenze skype tra alcuni bambini e bambine, per fare in modo che ridano e scherzino il più possibile. Questo è quello che accade per le ed i più fortunate-i, purtroppo però nella nostra classe, come in tantissime altre non tutte le famiglie hanno le stesse possibilità di connessione, non tutti hanno una connessione web in banda larga e non tutte le famiglie hanno a disposizione un computer o un tablet per i propri bambini. Gli studiosi di comunicazione lo chiamano digital divide, ed è costituito da diseguaglianze economiche, sociali e culturali nell’accesso alla tecnologia. Di fatto quello che accade è che oltre all’emergenza sanitaria è sempre più diffusa una forma di esclusione all’istruzione per molte famiglie. Come mamme, come famiglie e come società dobbiamo impegnarci per non lasciare nessuno indietro e per garantire ad ogni bambina e bambino uguali opportunità, la possibilità di imparare e sforzarci di costruire un mondo più giusto ed equo. Per me in questo momento è molto triste sapere che molte bambine e bambini non possono leggere libri, fare operazioni ed imparare, perché solo così potremo crescere generazioni di persone libere.
Quando la tempesta passerà
Tutti stiamo facendo sforzi: i docenti ed i dirigenti scolastici, le famiglie e gli alunni, ma non dobbiamo dimenticarci che tutto questo non basta! Fino a quando ci sarà una bambina o un bambino che non ha le stesse opportunità dell’altro non avremo fatto il nostro dovere. Ricordiamocelo, anche quando la tempesta sarà passata.
Per approfondire:
Foto di Nicola Giordano da Pixabay