(Articolo n° 1 Campagna “La cura non è un affare di famiglia”)

A cura di Rossana Di Renzo, Responsabile del Coordinamento delle Associazioni delle Malattie Croniche e Rare-CrAMCR di Cittadinanzattiva Emilia Romagna

Fare, non esiste provare

Il Coordinamento regionale delle Associazioni delle Malattie Croniche e Rare di Cittadinanzattiva Emilia Romagna per tutto il mese di maggio dedicherà la campagna informativa e di sensibilizzazione “La cura non è un affare di famiglia” per coinvolgere e portare all’attenzione dei cittadinə e delle Istituzioni il tema dei caregiver, ruolo non riconosciuto, né in alcun modo tutelato e per sostenere la proposta del disegno di legge 1461(2019) (Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare) da tempo ferma in parlamento.

Ce la faremo?

Dobbiamo farcela e abbiamo bisogno di voi cittadinə, comunità e istituzioni al nostro fianco.

La campagna darà spazio e voce ad associazioni, ordini professionali, caregiver, persone malate, cittdanə e professionistə per costruire testimonianze di esperienze concrete e solidali.

Socializzerà storie di caregiver e podcast che ci accompagneranno e ci faranno entrare nella loro quotidianità fatta di diritti negati.

 

1° maggio 2023: riconoscere il lavoro di cura

Le donne trovano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e quando lavorano sono discriminate e per quanto riguarda il lavoro di cura ne portano quasi totalmente il carico senza alcun riconoscimento:

“Ditemi se questo non è lavoro: cucino, lavo, stiro, preparo feste perché ci sia leggerezza in casa.

Accudisco mio figlio, lo seguo nel percorso scolastico, l’accompagno alle visite mediche, sto con lui in ospedale giorno e notte, sono io che seguo le visite mediche e prendo gli appuntamenti, ogni giorno preparo e do le terapie, per non parlare della burocrazia es. i rinnovi di esenzioni, tessera e autobus, i controlli, le schede di valutazione, ecc…

Vogliamo parlare delle notti in bianco?

Delle giornate pianificate e vanificate per imprevisti?

Non ci sono vacanze, parrucchieri, letture di libri in santa pace, un tè con le amiche per non parlare di un cinema. Ditemi se questo non è un lavoro?” (tratto dalla Campagna di Cittadinanzattiva. R.E.HO DIRITTO A…“ 2020).

Il paradosso sta nel fatto che la società, pur ritendo essenziale il lavoro di cura, un lavoro silenzioso ma ad alto valore sociale, non riconosce al caregiver familiare i suoi diritti.

Il lavoro di cura non deve essere “un affare di famiglia” e non deve essere più “invisibile” e considerato “improduttivo”, merita di essere portato al centro della dimensione sociale, affrontato dall’agenda politica per una ridistribuzione delle responsabilità tra più attori.

Come permettere che per le donne il careginving sia una scelta e non un obbligo?

Fondamentale sarà ridistribuire più equamente il lavoro di cura non retribuito all’interno della famiglia, trasferirne la responsabilità allo Stato. Anche la comunità dovrà fare la sua parte.

 

Diamo alle donne caregiver visibilità.

Essere visibili, infatti, vuol dire essere riconosciuti per il lavoro informale svolto, poter contare su una rete di servizi in grado di sostenerli nell’assistenza quotidiana, vedere eliminati molti ostacoli burocratici, prendersi cura della loro salute e del loro benessere.

Le politiche pubbliche devono quindi garantire che i caregiver familiari non siano costretti a ridurre o rinunciare ad un lavoro retribuito ed essere esposti all’impoverimento e all’esclusione sociale.

 

 Il lavoro di cura al centro della dimensione sociale e dell’agenda politica

Garantiamo la partecipazione dei caregiver familiari ai tavoli in cui si progettano servizi a loro dedicati.

La loro presenza in tutte le fasi, dalla progettazione fino alla valutazione, garantirebbe  l’attivazione di servizi realmente rispondenti alle esigenze che il lavoro di cura comporta e alle caratteristiche dello specifico territorio; nelle aree rurali, per esempio, dove l’accesso ai servizi è arduo, il rischio di burden psico-fisico è più elevato rispetto ai caregiver familiari presenti nei contesti urbani.

Il fatto che i caregiver familiari affrontano in silenzio e in solitudine il lavoro di cura e i cambiamenti che avvengono nella vita sociale e lavorativa, induce la collettività e il legislatore a ignorare le loro reali condizioni di lavoro e di vita; questo fa sì che arrivi al caregiver un messaggio negativo.

La filosofa statunitense Nussbaum scriveva nel 2002 dell’onere che grava sui caregiver che assistono un loro caro precisando che queste persone hanno bisogno di molte cose: di riconoscimento che la loro attività è una forma di lavoro; di sostegno sia umano sia finanziario; della possibilità di una carriera gratificante e remunerativa e di partecipare alla vita sociale e politica.

 

Una bussola di orientamento: le dieci R

Costruiamo insieme comunità più accoglienti e a dare al lavoro di cura dignità e un necessario riconoscimento sociale del caregiver.

Le dieci R dovrebbero funzionare da bussola di orientamento per noi comunità e per le politiche sociali, sanitarie e di lavoro e far sì che essere caregiver sia una scelta e non un obbligo:

  1. Riconoscere il ruolo del caregiver e il lavoro di cura non retribuito approvando la proposta del disegno “Legge 1461”
  2. Ridurre il numero totale di ore dedicate alle attività di cura non retribuite; ciò è possibile grazie a un migliore accesso ai servizi e ad una rete di sostegno
  3. Ridistribuire più equamente il lavoro di cura e trasferirne parte della responsabilità allo Stato e alla Comunità
  4. Rispettare e promuovere esigenze, ambizioni e talenti dei caregiver nell’arco del loro percorso di vita e di lavoro
  5. Rappresentare i caregiver e garantire che abbiano voce in capitolo nella progettazione e nelle iniziative politiche, nella organizzazione di servizi e sostegni che influenzano la loro vita
  6. Raccomandare di lavorare per eliminare gli stereotipi di genere all’affermazione di un’equa divisione del lavoro di cura fra uomini e donne all’interno della famiglia e nel mondo del lavoro favorendo forme di sostegno
  7. Reperire risorse economiche, risorse materiali e immateriali a sostegno dei caregiver
  8. Raccontare e far raccontare la quotidianità del lavoro di cura ai caregiver per conoscere i loro bisogni, sogni e desideri
  9. Ringraziare i caregiver per il loro impegno che permette alle persone fragili di avere cure e di svolgere una vita sociale, togliendo alla comunità l’onere di dover provvedere direttamente
  10. Rifiorire perché ognuno di noi dopo aver attraversato l’inverno ha diritto ad una primavera

La cura e l’assistenza è di tutti, difendiamola insieme.

Venite a trovarci nella sede di Cittadinanzattiva Emilia-Romagna per fare proposte, per testimoniare solidarietà, per informazioni, per fare attività con noi e lottare per il riconoscimento dei diritti dei caregiver. Oppure inviate una lettera o email (cramc@cittadinanzattiva-er.it) di sostegno/vicinanza. Sarebbe, beh, apprezzata, ne sono sicura.

Buon primo maggio ai caregiver che non possono, non vogliono allontanarsi dal proprio caro. Riconosciamo il lavoro di cura.

 

 

Approfondimenti e risorse utili per Caregiver familiari 

Cittadinanzattiva Emilia Romagna, Articoli Caregiver:
Caregiver: https://www.cittadinanzattiva-er.it/category/caregiver/
Documenti ufficiali Regione Emilia Romagna

(Leggi regionali, Delibere e Determine, Note di indirizzo)

Schede e strumenti tecnici della Regione Emilia Romagna

per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare (elaborati dal gruppo di lavoro regionale)

 

 

 


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