Situazione dei tempi d’attesa (TDA) per le visite specialistiche in quattro regioni d’Italia

Terminata l’emergenza pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con le conseguenze di scelte improvvide che durano da decenni: lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree non per nulla definite “deserti sanitari”. Il ricorso alla spesa privata aumenta ed è incompatibile con un sistema universalistico, oltre a essere possibile solo se le condizioni economiche dei singoli lo permettono. Per molte cittadine e molti cittadini l’attesa si è trasformata in rinuncia. Sono le tante urgenze sanità che Cittadinanzattiva ha già fotografato nel Rapporto civico sulla salute 2023, presentato a Roma l’11 maggio scorso. Il Rapporto, come anche la presente indagine, è realizzata nell’ambito di “Urgenza sanità”, una campagna di mobilitazione permanente promossa da Cittadinanzattiva a difesa del Servizio Sanitario Nazionale.
L’analisi vuole fornire un quadro della situazione dei tempi d’attesa (TDA) per le visite specialistiche in quattro regioni d’Italia – Lazio, Emilia Romagna, Liguria e Puglia – scelte in base alla disponibilità e reperibilità dei dati presenti sulle loro piattaforme web. Per quanto riguarda gli ulteriori criteri utilizzati abbiamo scelto di focalizzare la nostra indagine su 3 diverse AUSL per Regione, in base alla loro ampiezza, comprendendo sempre quella del capoluogo di provincia, e su 6 diverse tipologie di visite specialistiche ed esami diagnostici oggetto di diverse segnalazioni pervenuteci negli anni: la visita cardiologica, quella ginecologica, quella pneumologica, quella oncologica, l’ecografia addominale completa e la mammografia.
La situazione in Emilia-Romagna è sicuramente migliore rispetto a quella di alcune altre regioni, anche se i dati qui disponibili sono soltanto aggregati e non distinti per codice di priorità, il che non permette di fare una analisi ben ponderata. Molte le situazioni positive riscontrabili nelle AUSL prese in esame, ma anche qui si nota il picco negativo per la visita pneumologica nell’AUSL di Reggio Emilia, dove le tempistiche vengono rispettate solo nel 39% dei casi, o per la visita cardiologica nell’AUSL di Bologna, rispettate nel 57% dei casi. In quest’ultima AUSL, analizzando i vari dati, abbiamo riscontrato anche un picco negativo per quanto concerne la visita endocrinologica, non oggetto della nostra indagine, ma che, con il rispetto delle tempistiche garantito solo nel 13% dei casi, non possiamo fare a meno di portare a referto. Ribadendo che per la regione in oggetto non è possibile ricavare il dato in base alla categoria di priorità, non essendoci la suddivisione selezionabile dalla piattaforma regionale, sarebbe stato molto interessante vedere la costruzione di questa basse percentuale ma, purtroppo, dobbiamo limitarci al dato fornito.
Durante l’acquisizione dei dati dai siti regionali abbiamo notato che questi si presentano eterogenei tra loro e di difficile lettura, rendendo dunque molto complesso svolgere un monitoraggio tra le varie regioni poiché la “base dati” è totalmente disomogenea. Ricordiamo, invece, che in diverse disposizioni normative (in primis il CODICE dell’Amministrazione Digitale) si prevede l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di inserire “base dati omogenee” per tipologia e contenuto e la cui conoscenza è rilevante per lo svolgimento delle funzioni istituzionali delle altre pubbliche amministrazioni, anche solo per fini statistici. La normativa sulla trasparenza e sull’accesso civico prevede, inoltre che chiunque ha il diritto di richiedere documenti, informazioni o dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente nei casi in cui le pubbliche amministrazioni ne abbiamo omesso la pubblicazione sul proprio sito web (art. 5, comma 1, del d.lgs. n. 33/2013). I dati devono essere accessibili, leggibili e si devono poter scaricare.

leggi l’Analisi dei tempi di attesa in Lazio Liguria EmiliaRomagna Puglia_luglio2023

Indagine di accesso civico presso le Regioni per conoscere i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate in regime pubblico e in intramoenia

Cittadinanzattiva nelle scorse settimane ha avviato anche una Indagine di accesso civico presso le Regioni per conoscere i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate in regime pubblico e in intramoenia, e verificare gli eventuali provvedimenti messi in atto dalle amministrazioni laddove sia stato superato il limite previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa nel rapporto tra le due attività. Abbiamo chiesto:
  • l’accesso ai dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate dalle aziende ospedaliere del territorio regionale nell’anno 2022, ove il limite previsto dal PNGLA (Piano Nazionale di Governo Liste di Attesa) nel rapporto tra l’attività sanitaria istituzionale e l’attività in libera professione intramoenia sia stato superato;
  • l’accesso agli eventuali provvedimenti amministrativi adottati volti a riequilibrarne la proporzione, anche di tipo sanzionatorio;
  • gli esiti dell’attività di monitoraggio, controllo e vigilanza sul rapporto tra l’attività istituzionale e l’attività in libera professione per il primo trimestre 2023
Nella risposta fornita la regione Emilia Romagna dichiara che nel 2022 per le prestazioni oggetto di monitoraggio, l’incidenza della libera professione sul totale dell’attività è risultata essere pari al 9,6% (660.878 in ALPI e 6.852.593 SSN) su tutte le Aziende sanitarie (AUSL + AOU), il 19,6% (231.320 in ALPI e 1.178.240 SSN) per le sole Aziende Ospedaliero-Universitarie (AOU). Non sono stati pertanto adottati provvedimenti amministrativi volti a riequilibrarne la proporzione.

leggi i dati dell’Accesso civico sull’intramoenia


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