Le fasi della pandemia Covid-19

Restiamo a casa, è stato il motto più sentito e rispettato in questi mesi di lockdown. Lo abbiamo fatto per il nostro interesse ma anche per la collettività, uniti volente o nolente per una stessa causa.

Poi è arrivata la Fase 2, la maggior parte di noi si sono chiesti, in realtà, cosa fosse cambiato davvero.

Sebbene per molti di noi la quarantena sia proseguita senza troppe modifiche, è iniziata per tutti una fase di riflessione: ci sarà una vera Fase 2? Ci sarà una Fase 3, magari?

Fino a un mesetto fa ci si aspettava che da un giorno all’altro si tornasse definitivamente liberi e vivere come prima del lockdown.

Così però non è stato e non sarà!

Sospesi vel tempo e nello spazio

In questi mesi abbiamo sperimentato ad essere sospesi nel tempo e nello spazio, abbia riscoperto le piccole cose che ci fanno stare bene, abbiamo imparato ad utilizzare strumenti informatici per mantenere viva la nostra socialità e a lavorare da remoto.

Abbiamo accettato di isolarci pensando ad un ritorno alla vita così come la conoscevamo prima, in attesa di una ripresa della “normalità”.

L’effetto Tokio

Riportiamo la riflessione di Roberta Milano che riprende la notizia del rinvio delle Olimpiadi al 2021, riferendo la decisione dei dirigenti di voler mantenere l’anno 2020. In questa decisione, spiega l’autrice, si riflette l’atteggiamento di ripartire esattamente da dove si era rimasti  terminato il lockdown e che potrebbe diventare un pensiero comune.

Ripartire da dove siamo

Questo periodo vissuto ha bisogno di essere “abitato”, di riflessioni su noi stessi, sull’esperienza vissuta, sugli apprendimenti fatti perchè nel futuro post-lockdown che ci aspetta, sia ripartire davvero da dove siamo e non da dove avevamo lasciato. Ripartire da cosa siamo diventati senza un ritorno al passato.

Ce ne siamo resi conto anche grazie a tutti i rimandi, i passaggi criptici dei decreti (pensiamo a quello sugli affetti stabili) e quindi siamo arrivati ad una nuova consapevolezza, siamo passati a chiederci cosa volesse dire entrare in una nuova fase, non solo in termini legislativi ma anche di comportamenti da tenere, quotidianità pre-emergenza alla quale dire addio.

Per questo motivo vogliamo oggi proporre delle letture che portino delle riflessioni su una fase ormai conclusa, in vista della riapertura che è avvenuta il 18 maggio.

Apriamoci al confronto

L’idea di questa newsletter è nuovamente coinvolgere voi, cari lettori, a ingaggiare un dibattito critico con quello che sta succedendo e che è successo.

Cosa portarsi dietro? Cosa accadrà poi? Saremo veramente cambiati? E’ andato tutto bene?

Ripercorreremo il percorso fatto fin qui grazie alle vostre testimonianze, proporremo una rilettura del lockdown in luce della riapertura che ci sta aspettando, ognuno con la sua propria esperienza, evidenziando le criticità che tutti abbiamo notato o provato sulla nostra pelle.

Trauma e quarantena

Tutto questo, in primo luogo, alla luce della riflessione di Agnese Cheli che, grazie alla sua formazione professionale in ambito psicotraumatologico, ci consegna una rilettura dell’intera esperienza della quarantena nei termini di trauma, con un preciso susseguirsi di fasi che, effettivamente, ritengo che molti di noi abbiano provato. Agnese Cheli ci permette di entrare nel suo mondo morale locale, di esplorare i suoi paradigmi di riferimento e in questo modo non solo apre a noi i suoi pensieri ma ci permette di nutrircene, donandoci la possibilità di leggere la nostra esperienza alla luce di una nuova cornice.

Poche settimane fa, ad esempio, all’inizio di questo lockdown forzato, anche la nostra newsletter si è espressa nei termini di una riscoperta della propria intimità, della propria casa, delle proprie passioni che spesso erano state dimenticate in un cassetto, per fare spazio alla frenesia del lavoro e degli impegni. Potremmo dire che eravamo in una fase riflessiva dell’emergenza. Tuttavia, questa idilliaca convivenza con la quarantena, per chi ha potuto permettersela, ha avuto vita breve.

Per continuare la lettura:https://www.cittadinanzattiva-er.it/la-pandemia-come-trauma-collettivo/

Il tempo e la quarantena

Infatti in seguito ci siamo un po’ chiesti tutti come avremmo fatto ad occupare il tempo che avevamo a disposizione, una volta resici conto che sarebbe stato molto più del previsto. Siamo tutti passati da questa fase e in nostro aiuto viene Hedda: lei ci offre, come sempre, una testimonianza di quanto le piccole passioni da coltivare in quarantena siano ormai disturbate dal virus: “E non sono più padrona di introiettare le parole, di seguire la trama di quanto leggo!” e sa benissimo il perché.

La percezione del tempo è una cosa strana.

La sua domanda, giustamente, diventa: “A chi consegnare il tempo che ti resta a disposizione?”. Perché nulla come il tempo è stato costretto, in questi tre mesi, a subire una trasformazione, a conferma di quanto la sua natura sovraumana sia una semplice illusione illuminista. Non solo il tempo, ma anche le abitudini, le priorità, il pensiero.

Per continuare la lettura: https://www.cittadinanzattiva-er.it/non-ce-solo-il-tempo-dellorologio/

Inquinamento e quarantena

Cosa ci sta insegnando questo Covid-19? Come ripartire? Ci illudiamo che arriverà, da un giorno all’altro, un “libera tutti!” che ci consentirà di tornare alla vita di “prima”; dobbiamo però domandarci se quella vita sia davvero qualcosa a cui aspirare di poter tornare. Gianni Pampurini è in grado di concretizzare questo pensiero grazie al racconto della realtà del GREEM – Gruppo Ecologico est Milano che, da prima del virus, cercava di sensibilizzare su uno dei temi che, non dimentichiamo, è altrettanto importante nonché legato a filo doppio a questa pandemia: l’inquinamento. Gianni ripercorre insieme a noi quali sono stati le fasi del trauma dettato dal Covid-19 per l’associazione di cui fa parte: l’arrivo della notizia, la negazione e i lavori che proseguono a tentoni, il blocco, i dubbi sulla ripartita: “I recenti avvenimenti che ci tengono segregati in casa da oltre un mese – esordisce Gianni – impongono alcuni ripensamenti che riguardano la salute e l’ambiente e che potrebbero mutare in maniera irreversibile il nostro modo di vivere”.

Sentiamo di essere d’accordo con lui, questi avvenimenti, sebbene si siano imposti nel paradigma dell’emergenzialità, sono da pensarsi tutt’altro che temporanei: dobbiamo ripensare la ripartenza non nei termini di un ritorno a ciò che c’era prima ma di un miglioramento di quel che c’era; pensare di diventare, per quanto possibile, poco alla volta, ospiti meno invasivi delle nostre città e delle nostre campagne, come dice Gianni:” Il percorso sarà lungo e difficile sia per le associazioni che per il pubblico e i risultati si dovranno conquistare passo dopo passo nell’attività quotidiana” e questo vale per la GREEM come per tutti noi.

Per continuare la lettura: https://www.cittadinanzattiva-er.it/ambiente-salute-e-covid-19/

Foto di Pexels da Pixabay


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