L’ARTE DI CADERE (LIBERI) è il tema della seconda edizione del workshop di teatro nello #SpazioGiovani Young E-R. In attesa del saggio finale, che andrà in scena ad aprile, la regista Aleksandra Kudaj ci racconta qualcosa di più!

Come sarà il saggio di quest’anno? 

Disturbante, spero. Lo spettacolo è disturbante perché il testo di Milton lo è. Milton trasforma una faccenda biblica in un poema epico: dona ai protagonisti principali della Genesi (personaggi figurine, tradizionalmente bidimensionali, come gli dei egizi dipinti sulle pareti delle tombe faraoniche) una profondità e complessità che confonde le acque. Si ha l’impressione (emerge tra le righe) che l’autore tifi segretamente per il Satana ribelle e questa sensazione cresce man mano che ci si addentra nell’opera. In definitiva Dio non è proprio così buono, Satana non è poi così cattivo. Dunque, anche la mia trasposizione teatrale del testo non rende la divisione tra il bene e il male così netta – qui tutti sono cattivi, in un modo o nell’altro. Non si parla di religione, anche se inevitabilmente il testo procura dei grattacapi in merito; Milton si serve di questa per dispiegare principalmente tre concetti: le sfaccettature della libertà, le generali dinamiche del potere e il dramma dell’impotenza assoluta dell’essere cosciente di fronte al destino, che determina le sue vie.

Come saranno affrontati i temi che hai citato?

I temi appena elencati hanno costituito degli spunti di riflessione per gli attori nella costruzione dei loro personaggi. Quando i concetti della libertà e del potere si fondono emerge il quarto tema: la libertà di creare. Nell’opera di Milton il potere di Dio è la libertà di creare e comandare i destini delle proprie creazioni (la stessa libertà che echeggia “sfigurata” e grottesca nel Trattato dei Manichini di Bruno Schulz). Il potere della creazione libera rappresenta il mio (in quanto regista) spunto di riflessione più importante e contribuisce ad un’ulteriore stratificazione del progetto registico. Si crea un ulteriore livello sul quale trattare il concetto: un diktat della regista; una quasi fastidiosa, costante presenza della regia all’interno del mondo da lei istituito; l’ambiguità del suo ruolo all’interno del progetto; la regia che si prende delle libertà. Non è una mia invenzione, certo, ma è un espediente teatrale interessante che vorrei approfondire meglio e lo trovo
incredibilmente pertinente alla storia che mettiamo in scena.

Quali novità porta l’adattamento teatrale di questo testo?

Lo sfondo strambo della fantascienza filosofica sul quale proietto la vicenda (in nome del puro virtuosismo). La libertà è anche quella di fare lo scienziato pazzo della situazione. È poi uno spettacolo degli omaggi: al mio genere letterario prediletto, omaggio a quel compositore e a quell’altra band; omaggio a uno dei miei film preferiti, alle estetiche anni 80. Ma anche omaggio a Tadeusz Kantor, il regista egemone indiscusso e al suo teatro popolato da automi e bambole di vario genere. Metto tutto insieme e remixo. “God is a DJ

Com’è il lavoro degli attori? 

Diverso per ognuno. Alcuni recitano da qualche anno, per altri sarà il debutto assoluto; nel programmare il lavoro tengo conto di queste differenze. C’è chi sta affrontando dei veri e propri percorsi che prevedono dei compiti molto precisi (diversi per ogni personaggio e alcuni interpretano più personaggi). Il livello di difficoltà di questi percorsi è alto, tecnico, nonostante si parta da un workshop per attori principianti. In questi casi, oltre al lavoro in sala, è fondamentale il lavoro autonomo che i partecipanti stanno facendo a casa. Per altri invece (com’è giusto che sia alla prima esperienza di recitazione) il lavoro consiste semplicemente (ma neanche troppo semplicemente) nel percepire e ricreare stati d’animo particolari, nel far nascere una forza e una grinta espressive necessarie per calpestare il palco con sicurezza, nonostante si tratti dei primissimi passi.

Augurio finale? 

Gli attori che hanno già lavorato con me per i progetti precedenti hanno dimostrato una crescita incredibile e spero che il saggio possa essere per loro un momento di celebrazione per il nuovo terreno conquistato. Per quanto riguarda i ragazzi alle prime armi, spero di riuscire nel tentativo di far vivere loro un’esperienza forte, fargli provare il piacere di esibirsi e contagiarli definitivamente con la passione per la recitazione.

In merito agli spettatori, mi auguro di nutrire a dovere i loro sensi servendo una buona mela e così tentarli e indurli a cadere con noi!


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