il riconoscimento dei caregiver è un’urgenza sociale

In Italia oltre 7 milioni di persone prestano cure gratuite e continuative a una persona non autosufficiente. Chi è caregiver vive spesso isolamento, stress, rinunce professionali, difficoltà economiche, perdita di autonomia personale e relazionale. È un ruolo che dovrebbe essere scelto, non imposto dalla mancanza di alternative pubbliche.
Non può essere considerato un “dovere naturale” che ricade sulle famiglie, più frequentemente sulle donne, senza tutele.

Una forza sempre presente che sostiene il sistema socio-sanitario nazionale, supplendo a carenze strutturali nei servizi e nell’assistenza pubblica. Eppure, ancora oggi, chi cura è senza diritti.

Riconoscere il caregiver significa riconoscere un diritto universale alla cura e alla libertà, alla possibilità di continuare a lavorare, a formarsi, a vivere una vita piena.

Il dibattito istituzionale, le mobilitazioni associative e gli interventi pubblici degli ultimi mesi hanno riportato il tema al centro dell’agenda politica. Ma tra annunci, bozze di riforma e fondi limitati, la domanda resta aperta: stiamo davvero riconoscendo e tutelando i caregiver familiari o continuiamo a rimandare?

Un passo avanti: depositato il disegno di legge

La ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha annunciato il deposito del disegno di legge sul caregiver familiare presso la Presidenza del Consiglio, un passaggio che inaugura formalmente il percorso normativo “Nella legge di bilancio – spiega la ministra per le Disabilità – sono state inserite le risorse per il riconoscimento del caregiver familiare. Grazie alla copertura che abbiamo ottenuto possiamo proseguire l’iter per il riconoscimento delle persone che amano, che curano, e che non vogliono essere sostituite.

La ministra sottolinea che la Legge “prevede tutele differenziate, a partire dai caregiver familiari, conviventi e prevalenti, ma anche risposte per gli altri familiari e componenti del nucleo.

Non si può non ricordare che una delle grandi lacune emergenti è la situazione dei caregiver non conviventi. Sono figli, fratelli, nipoti, parenti, amici: persone che assistono un familiare pur non vivendo nello stesso domicilio. Cittadinanzattiva e CARER avvertono: se la legge limiterà il riconoscimento ai soli conviventi, si escluderanno migliaia di persone che già vivono la realtà dell’assistenza.

Ed è proprio questo il punto: la cura non si misura in metri o in parentela, ma in tempo sottratto, impegno infinito, rinunce personali.

Va riconosciuto che per la prima volta, viene definita una cornice strutturata e programmata nel tempo. Si tratta di un avanzamento significativo rispetto a più di un decennio di misure frammentarie e sperimentali.

Le criticità: risorse insufficienti e diritti ancora indefiniti

 Nella Legge di Bilancio 2026 è presente anche il tema del riconoscimento dei caregiver familiari. L’art. 53 istituisce un Fondo dedicato e agganciato alle future iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare

La previsione di spesa — 1,15 milioni di euro nel 2026 e 207 milioni annui dal 2027 — segna un impegno pluriennale.

Tuttavia, per associazioni e realtà del Terzo settore è una cifra molto lontana da rispondere ai bisogni dei caregiver.

Cittadinanzattiva e CARER  lo hanno definito “un fondo irrisorio”, denunciando promesse tradite e ribadendo che il supporto va garantito a tutti i caregiver, non soltanto a una categoria ristretta.

La discussione sulla platea e sui criteri di accesso è quindi cruciale: dal riconoscimento dei caregiver non conviventi al diritto a sospensione lavorativa, contributi e previdenza, fino a servizi di sollievo e formazione.

Le parole d’ordine sono universalismo, equità, continuità.

La posizione del mondo della disabilità

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) ha più volte espresso un concetto netto: il riconoscimento formale non basta. Il presidente Falabella commenta: “La cifra per il 2026, 1,15 milioni, è così bassa da essere quasi simbolica rispetto all’ampiezza del fenomeno. Il fondo operativo “vero” parte dal 2027, e pure allora con 207 milioni l’anno, appare decisamente insufficiente.” Serve una legge che garantisca diritti esigibili, risorse certe, strumenti concreti e coordinamento tra assistenza sociale e sanitaria. Tutele che altri Paesi europei già hanno consolidato, dall’indennità sostitutiva ai contributi figurativi fino a sistemi di sollievo e promozione dell’autonomia.

Non domani. Adesso

Non siamo più nel tempo dell’attesa. Gli annunci non bastano più, i tavoli tecnici non bastano più.

Un caregiver scrive “Non possiamo neppure fare sciopero per ottenere qualche diritto, perché ce lo impedisce la nostra coscienza e l’amore per i nostri assistiti. D’altro canto la mancanza di tutele si fonda proprio su questo ignobile ricatto di natura affettiva.”

Non domani. Adesso. Il riconoscimento della figura del caregiver è un pilastro della civiltà sociale contemporanea. La sua attuazione non può essere simbolica o parziale: deve essere concreta, equa, strutturale. Perché il tempo della cura non aspetta. E chi cura ogni giorno, senza sosta, non può attendere ancora.

Approfondimento
Fondo per i caregiver quanti soldi servono: https://www.vita.it/fondo-per-i-caregiver-quanti-soldi-servono/

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