a cura di Rossana Di Renzo

Abbiamo preso in prestito il titolo “L’Italia è bella dentro” libro scritto dal giornalista Luca Martinelli, e che racconta un’Italia considerata marginale e fragile quella delle “aree interne”.

Vi starete chiedendo cosa c’entra questo argomento con il coronavirus? Per conoscere questa inedita connessione, vi invitiamo a leggere la newsletter sino in fondo.

Le aree interne

Sono territori in via di spopolamento, con un accesso limitato ai grandi servizi, infrastrutture e mancanza di lavoro. In queste aree avviene un processo di marginalizzazione che produce contraccolpi anche nei luoghi in cui si concentra un tesoro nascosto, non solo nel patrimonio di cultura, tradizioni, identità da preservare, ma anche di produzioni agroalimentari di qualità, sapienza contadina e capacità manifatturiera.

Le aree interne rappresentano il 60% del territorio nazionale, realtà territoriali tutt’altro che minoritarie nel nostro Paese, rappresentano circa 4.200 comuni e interessano 13 milioni di cittadini.

La Strategia Nazionale Aree Interne (Snai)

La Strategia Nazionale Aree Interne (Snai) è una politica pubblica innovativa che si occupa di sviluppo e coesione territoriale. Le aree selezionate per la sua attuazione sono zone periferiche spesso montane.

L’obiettivo è quello di contrastare la caduta demografica e l’indebolimento di quella parte del paese lontana dai centri e dai servizi caratterizzata sì da fenomeni di invecchiamento, spopolamento e criticità di carattere economico, ma anche ricca di diversità naturali e culturali di gran lunga superiori a quelle delle aree rurali di altri paesi occidentali. La Strategia agisce sulle condizioni di esercizio dei diritti di cittadinanza, sui livelli dei servizi essenziali di salute, istruzione e mobilità, e promuovendo misure di sviluppo locale attraverso un approccio place-based rivolto ai luoghi e alle esigenze di chi abita quei luoghi.

Le Aree Interne

Le Aree Interne sono quella parte del paese caratterizzata dalla significativa distanza dai Centri di offerta dei servizi essenziali, cioè da quel Comune o gruppi di comuni confinanti in grado di offrire simultaneamente:

1) tutta l’offerta scolastica secondaria

2) almeno un ospedale sede di DEA di I livello

3) almeno una stazione ferroviaria di categoria Silver (cfr. Accordo di Partenariato 2014-2010. Strategia Nazionale per le aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance).

I comuni sono stati divisi in quattro categorie (di cintura, intermedie, periferiche e ultra-periferiche) in base alla distanza, in minuti, dal centro più prossimo e le Aree interne – che raggruppano quelle intermedie, periferiche e ultra-periferiche – sono quelle che distano almeno 20 minuti dal centro di servizi più vicino.

Aree interne come luoghi di disuguaglianze

Le disuguaglianze territoriali si combattono prima di tutto applicando l’articolo 3 della Costituzione, come spiega Fabrizio Barca, coordinatore del Forum disuguaglianze diversità e ideatore della Strategia Nazionale Aree Interne: “Perché torni la voglia ai giovani e ai meno giovani che stanno mostrando desiderio di restare in questi luoghi, gli si deve fornire una ragione per rimanere. Prima di tutto ridurre la loro esclusione sociale: da una scuola di qualità, da una salute dignitosa, dalla copertura con la banda larga, da un trasporto rigido fatto di grandi bus inutili in questi territori, dal credito […]. Ed esclusione, infine, anche dalla terra, resa inaccessibile ai potenziali giovani agricoltori. Che cosa fare allora? C’è da attuare l’articolo 3 della Costituzione, rimuovere questi ostacoli e ridurre così le disuguaglianze […] permettendo che – anziché andarsene – chi vive in questi territori manifesti le proprie idee imprenditoriali”.

Riportare servizi nelle aree interne

Da molti anni Cittadinanzattiva è presente con diversi progetti per riportare servizi nelle aree interne che rinascono grazie all’attivismo dei cittadini: 30 esperienze dal basso raccolte da Cittadinanzattiva. Ne è un esempio .“L’accesso ai servizi bancari nelle aree interne” che Cittadinanzattiva e UniCredit hanno realizzato in partnership nell’ambito di “Noi&UniCredit”.

Un altro contributo, in termini di servizi nelle Aree Interne,  è la farmacia rurale che può migliorare la qualità della vita delle persone, rafforzare la comunità, superare le diseguaglianze territoriali e sociali.

Emilia-Romagna e l’aree interne dell’Appennino 

La regione Emilia Romagna ha individuato come zone particolarmente delicate e lontane dalle principali infrastrutture: l’Appennino piacentino-parmense, nell’Appennino emiliano, nel Basso ferrarese e nell’Alta Valmarecchia.

L’esperienza è raccontata in 5 video per scoprire – dalle parole dei protagonisti – gli interventi a sostegno di queste zone particolarmente delicate

E al tempo di coronavirus?

In questa newsletter diamo spazio e voce alla comunità di Ottiglio, piccolo paese con 623 abitanti in provincia di Alessandria.  La comunità di Ottiglio in questo periodo sta perfezionando un progetto, avviato pochi mesi fa nell’ambito di un laboratorio di buone pratiche sociali sotto la guida dell’architetto Angelo Patrizio e fortemente sostenuto dal sindaco Massimo Pasciuta, per rivitalizzare il paese, migliorare la qualità della vita delle persone, e rafforzare il senso comunità.

Saranno le aree interne i luoghi da dove ripartire?

I cittadiniAttivi di Ottiglio sono portatori di idee, contributi di innovazione, e stanno recuperando forze e risorse per restituire valore al territorio.

Non sono vicende eroiche ma scelte di persone normali che hanno messo a disposizione spazi, competenze, cultura, tradizioni, passione e tanto amore per la loro terra.  Ricerca continua di idee progettuali capaci di coniugare tradizione, innovazione tecnologica e che si moltiplicano grazie a un confronto continuo. Questo è già futuro.

Foto di Ugo Garberoglio

C’è speranza, se questo accade a Ottiglio

A cura di Marilena Vimercati

(Il titolo si ispira al libro di Mario Lodi del 1963 “C’è speranza se questo accade al Vho” in cui il tema è la scuola, un nuovo modo di fare scuola, permeata dai valori della democrazia e della Costituzione)

La carta di identità di Ottiglio

Ottiglio è un minuscolo paese adagiato sulle dolci colline del Monferrato Alessandrino: un unico negozio di alimentari, un paio di bar, ma anche un ufficio postale, una caserma dei carabinieri che occupa i locali al secondo piano dell’edificio comunale, una chiesa molto grande che dall’alto domina tutto il paese ed è visibile da molto lontano sia di giorno che di sera, un’altra chiesa più piccola nascosta in una via centrale, un corpo della protezione Civile, una Proloco, una serie di Infernot, quasi un paese nascosto nelle viscere del paese stesso.

Ottiglio attualmente vive una situazione di spopolamento ma i suoi abitanti, che comprendono anche chi si è trasferito qui da grandi città come Milano, si sono impegnati a dare nuova vita al paese all’insegna della qualità.

Ottiglio attenta alla comunicazione

In questo periodo, particolarmente curata è stata fin da subito la comunicazione tra  cittadini, e amministrazione comunale che si è avvalsa dell’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare di chat attraverso i cellulari per raggiungere tutti, anche coloro che solitamente non utilizzano le e-mail.

Così attraverso questa modalità comunicativa cittadini e amministrazione comunale hanno continuato a collaborare anche in situazione di isolamento imposto dall’emergenza coronavirus.

Per continuare la lettura: https://www.cittadinanzattiva-er.it/ce-speranza-se-questo-accade-a-ottiglio/

 

 


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