La scrittura non guarisce ma cura
Siamo abituati ad associare la parola cura a una malattia, invece, in questo caso va intesa in una concezione più antica e non medicalizzata.
Se c’è una cosa che la malattia mostra con chiara evidenza, è che una persona è anzitutto un corpo e, tuttavia, non è mai riducibile ad esso. L’esperienza della malattia, infatti, è caratterizzata da un processo di attribuzione di significato ed è connotata da implicazioni emotive, esistenziali e spirituali.
C’è una cura del corpo ma anche dell’animo che ricerca senso in quello che accade e desiderio di crescita e di emancipazione.
Molte sono le persone che ricorrono alla scrittura per conferire ordine e comprensione agli eventi. Spesso la scrittura intima rispecchia un destino collettivo.
Come disse la scrittrice argentina Alejandra Pizarnik: “Scrivere è come riparare la ferita fondamentale, lo strappo, perché tutti siamo stati feriti.”
Duccio Demetrio, pedagogista e filosofo, a proposito dell’abitudine della scrittura dice: “Lo scrivere ci libera spesso dal male di “vivere”, proponendosi come un’attività che […] ci assorbe, ci stimola mentalmente, ci fa passare il tempo in modo diverso generando immaginario. […] Lo scrivere è un teatro tutto nostro, un simbolico e privato palcoscenico dialogico sul quale depositare e vergare su una superficie ridotta i segni di un pensiero che si solidifica“.
Il diario di Lidia Marsili
Ci sono momenti in cui si sente l’urgenza di affidare alla scrittura i propri pensieri, sentimenti, emozioni.
A volte quella scrittura rimane in un cassetto, altre volte ci viene donata.
E’ questo il caso del diario di Lidia Marsili “L’alba nell’imbrunire”.
Lidia ci prende per mano e con parole poetiche, dirette, crude, vere, autentiche, mai banali ci aiuta a comprendere ed entrare nel mondo della malattia.
Nelle pagine scritte ritroviamo l’immagine di qualcuno che ci restituisce, con un linguaggio immediato e condivisibile, un’esperienza di vita affine ad un destino comune.
L’esperienza di malattia è un viaggio che interroga non solo le persone malate ma tutti noi, interroga il nostro stare al mondo e il significato del mondo.
Infatti, l’esperienza personale di Lidia è un forte strumento di sensibilizzazione, di coinvolgimento e di riflessione collettiva.
Salvatore Natoli scrive che la malattia “rompe il ritmo abituale dell’esistenza, produce quella discontinuità sufficiente per gettare nuova luce sulle cose ed essere insieme patimento e rivelazione.
Il mondo si vede in un modo in cui non si era visto prima… A questo titolo il dolore è un fatto personale, ma è anche evento cosmico: questo intreccio di singolare e di universale mai del tutto districabile nell’esperienza del dolore permette a questa esperienza di farsi linguaggio.
Solo il riverbero di universale, che è presente in ogni esperienza individuale di dolore, permette a chi soffre di comunicarlo e a chi guarda di presentirlo e di riconoscerlo.”
Nella vita comune accade che il muro di silenzio che si innalza tra coloro che soffrono e coloro che non soffrono e che separa determina l’impotenza di ogni consolazione.
Raccontare la malattia per affrontarla
La vita va vissuta tutta anche quando incontriamo la malattia e il dolore.
Se la malattia ci impone dei limiti, la vita ci richiama a viverla, sorprendendoci in nuovi apprendimenti.
Molte sono le domande che affiorano nella mente di chi affronta una malattia inguaribile:
E’ possibile cogliere la luce nel far della sera?
E’ immaginabile trovare e ritrovare il senso della vita quando i solidi riferimenti di una esistenza sembrano dissolversi?
Cosa si intende per “significato” nell’esperienza di malattia e come lo si può integrare nella propria storia personale?
Apprendere a convivere con la malattia è realizzabile?
Recuperare un proprio equilibrio con se stessi e gli altri è pensabile?
Che si fa in questo tempo di vita? Come riempire questo spazio di tempo? Come garantire una buona vita?
Come non permettere l’esistenza di due mondi separati: quello dei sani e quello dei malati?
Come intervenire perché chi è malato non rimanga ostaggio della propria condizione mentre gli altri vanno per il mondo?
Come accogliere e sbloccare la tempesta emotiva che colpisce non solo la persona malata ma tutto il sistema famiglia?
Come far fronte al dolore e alle mille domande che quotidianamente ci si pone?
Come i cambiamenti fisici e relazionali vengono percepiti?
Lidia, affronta molti di questi interrogativi nel suo diario.
Scrive, infatti, per condividere un percorso complesso dove la vita incontra la malattia e la trasforma in un esperienza di ricerca di un nuovo senso e la necessità di raccontarsi per conoscersi, farci conoscere e dialogare con tutti noi: “… la vita, quando comincia a mancare, ha bisogno di essere narrata per non essere dimenticata”.
Invitiamo a leggere il libro di Lidia Marsili perché una cosa è raccontarlo una cosa è trovarsi a tu per tu con le sue parole. Lidia ci insegna che la malattia è un “fatto personale, ma è anche evento cosmico”.
Per approfondire:
Lidia Marsili: https://pendragon.it/catalogo/narrativa-1/linferno/lalba-dentro-limbrunire-detail.html
Lidia Marsili: https://www.recensionelibro.it/l-alba-dentro-l-imbrunire-lidia-marsili/
Lidia Marsili: https://www.facebook.com/lidia.marsili.7
Lidia Marsili: https://www.ancorastore.it/libri-autore/lidia-marsili.html
Lidia Marsili: https://autori.poetipoesia.com/minisiti-lidia-marsili/
Lidia Marsili: https://www.ibs.it/libri/autori/lidia-marsili
Lidia Marsili, Ogni giorno ha la sua bellezza: https://www.cittadinanzattiva-er.it/ogni-giorno-ha-la-sua-bellezza/
Caregiver: https://www.cittadinanzattiva-er.it/category/caregiver/