a cura di Marilena Vimercati

La pandemia ha illuminato le fragilità 

In questo periodo a diversi livelli si stanno facendo analisi e riflessioni sull’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sulla popolazione in generale e in particolare sulle fasce più deboli, come i caregiver, gli anziani, i migranti, le donne, che in varia misura hanno visto appesantire ulteriormente le fatiche della loro quotidianità.

Come scrive Francesco Della Puppa dell’#Università Ca Foscari di Venezia, la pandemia ha illuminato le contraddizioni e le disuguaglianze del sistema in cui viviamo. La quarantena, non ha avuto lo stesso impatto per tutte le persone, ma ha chiarito appieno quali sono le disuguaglianze fra categorie di persone diverse.

Tra le fasce deboli troviamo in primo piano  i caregiver che hanno vissuto il periodo di isolamento con maggiori difficoltà dovute alla sospensione di tutte le azioni di supporto alla gestione della quotidianità sia dal punto di vista sanitario che assistenziale.

L’appello di Carers Trust

#Carers Trust, la più un’importante organizzazione di beneficenza che si occupa di caregiver in Gran Bretagna, ha lanciato un appello per sostenere i caregiver anziani, che a causa del COVID-19 hanno visto peggiorare la loro situazione.

Per coinvolgere la comunità ha portato come esempio Derek, che si prende cura di sua moglie Marjory da quando le è stata diagnosticata una forma di demenza.

“Ogni momento è così prezioso. So che un giorno la perderò, ma voglio fare del mio meglio e mantenere un sorriso sul mio viso per lei”. Grazie all’aiuto di Carers Trust Derek ha potuto finalmente dormire in un vero letto invece che su una poltrona.

Ottenere il giusto tipo di supporto per le attività quotidiane e un aiuto per affrontare i costi aggiuntivi infatti può fare un’enorme differenza.

L’indagine di Carers Trust sui giovani caregiver

#Carers Trust ha però a cuore anche i giovani caregiver (fino a 17 anni) e i giovani adulti caregiver (dai 18 ai 25 anni) che stanno sperimentando alti livelli di ansia e di isolamento come risultato del lockdown.

Per questo ha avviato un’indagine, chiusa il 23 giugno 2020, allo scopo di raccogliere Informazioni accurate e aggiornate sulle loro esigenze, avere una base utilizzabile da parte di Carers Trust da un lato per dare forma a servizi più rispondenti ai bisogni, dall’altro lato per definire linee guida da distribuire all’inizio di luglio per influenzare i decisori politici in Inghilterra, Scozia e Galles, al fine di fornire il supporto di cui i giovani caregiveri e i giovani adulti caregiver hanno effettivamente bisogno.

Per l’indagine, che si avvale di un questionario da compilare online in forma anonima, Carers Trust ha invitato le associazioni a darne ampia diffusione pubblicandola sul loro sito web, inviando e-mail e tweet alle reti di giovani caregiver. Anche Cittadinanzattiva ER, con la quale Carers Trust ha in atto una collaborazione ha ricevuto la comunicazione.

Anziani e  coronavirus

La seconda fascia debole che prendiamo in considerazione è quella degli anziani.

La Fondazione Irccs Istituto neurologico #Carlo Besta, in collaborazione con Auser regionale Lombardia, l’associazione Nestore e altre associazioni di anziani e pensionati, ha condotto dal 16 marzo al 17 aprile l’indagine “Vivere ai tempi del Coronavirus”, per comprendere come le persone con più di 65 anni residenti in Regione Lombardia abbiano vissuto la situazione di emergenza legata alla pandemia da Covid-19.

I ricercatori hanno raccolto 515 interviste volte ad indagare la percezione del rischio, la qualità di vita e le azioni messe in atto dalle persone anziane per fronteggiare questa difficile situazione. La raccolta dati attraverso interviste telefoniche strutturate e format on line, è stata effettuata dai ricercatori del Besta, dai volontari della telefonia sociale Auser, dai volontari dell’associazione Nestore mediante il supporto operativo di 14 psicologi.

I migranti e la sfida del coronavirus

Come scrive Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione #ISMU -Istituto Studi Multietnici -di Milano l’immigrazione può aver perso di importanza relativa, ma non certo di importanza oggettiva, in quanto i problemi che la riguardano sono tuttora rilevanti. Anzi, c’è ragione di ritenere che essi lo siano diventati ancora di più, proprio a causa dello stesso Coronavirus

Vivono come senza fissa dimora moltissimi rifugiati che hanno ottenuto lo status di protezione internazionale, ma anche molti richiedenti asilo che per diverse ragioni sono fuoriusciti dall’accoglienza, o richiedenti asilo che si sono visti negare la protezione internazionale.

Un’attenzione particolare va alla situazione di oltre mezzo milione di persone che si trovano in stato di irregolarità, precarietà lavorativa e disoccupazione, ma anche al numeroso gruppo di migranti che danno un apporto significativo in molti settori dell’economia italiana, in particolare quello agricolo, per non parlare dei bambini privi di assistenza e delle condizioni abitative caratterizzate da spazi angusti e spesso non salubri.

L’iniziativa dei Frati di Rodi

La comunità dei frati della Custodia di Terra Santa che vivono e operano a Rodi si sono organizzati in piena pandemia per sostenere i poveri e dare da mangiare ai rifugiati che, approdati sull’isola greca nel loro viaggio verso l’Europa, vi sono rimasti bloccati.

Utilizzando la macchina per fabbricare le ostie, che era stata usata da un certo fra’ Ambrogio, degli Stati Uniti, fino ai primi anni ’90, hanno cominciato a produrre ostie da mangiare come pane.

Non solo producono ostie ma, seguendo l’invito del Custode, padre Francesco Patton, a intraprendere una strada più indipendente, i frati hanno incrementato la coltivazione in giardino e costruito un pollaio nel monastero di san Francesco, per avere uova fresche e darle ai rifugiati e poveri.

Potenziare le politiche di genere e tutelare le donne

Tra le categorie maggiormente colpite dalla pandemia e dalla crisi socioeconomica che ne è derivata ci sono senz’altro le donne per molte delle quali la vita rimane una corsa a ostacoli. L’aumento dei casi di violenza domestica dovuta alla convivenza forzata con il partner così come l’aumento dei carichi familiari hanno spesso rappresentato gli effetti diretti del lungo lockdown, come leggiamo nel documento “Impatto coronavirus in ottica di  genere”   redatto dal gruppo di lavoro dell’#Asvis sul Goal 5  “Parità di genere” dell’Agenda 2030.

L’emergenza sanitaria infatti rischia di compromettere importanti risultati fino ad oggi raggiunti in materia di parità di genere. Il lavoro certamente è l’ambito su cui si è avuto l’impatto maggiore; tuttavia, la pandemia ha rafforzato criticità presenti in altri ambiti come la condivisione dei carichi di cura, la violenza, l’imprenditoria, la formazione e la povertà.

La situazione che stiamo vivendo rischia di acuire le disuguaglianze di genere e di rendere la società in generale meno inclusiva.

La disparità di genere si acuisce quando essa si combina con una qualsiasi forma di disabilità: le discriminazioni si sommano producendo un effetto moltiplicatore. Per questo è necessaria una riflessione seria e di lungo termine sugli effetti dell’intersezione tra genere e disabilità durante l’emergenza Covid-19. Il documento propone anche una serie di proposte di azioni concrete, con i possibili indicatori di riferimento per affrontare le disuguaglianze.

Le donne più degli uomini rischiano di perdere il lavoro

Anche i primi dati della ricerca condotta da Global Perpsctive & Solutions – GPS –  indicano una ripartizione disomogenea della perdita di posti di lavoro tra i generi – le donne stanno sopportando il peso dei licenziamenti a un tasso molto più alto rispetto agli uomini. Più di 220 milioni di donne in tutto il mondo si trovano in settori vulnerabili ai tagli di posti di lavoro a causa della pandemia di Coronavirus.

Ciò è dovuto in gran parte alla segmentazione delle lavoratrici in settori che sono stati influenzati negativamente dalle interruzioni causate dal Coronavirus, ad esempio, le donne occupano il 75% o più dei posti di lavoro nel settore della cura della persona..

Quando la disparità di genere si combina con la disabilità

La disparità di genere si acuisce quando essa si combina con una qualsiasi forma di disabilità: le discriminazioni si sommano producendo un effetto moltiplicatore. Per questo è necessaria una riflessione seria e di lungo termine sugli effetti dell’intersezione tra genere e disabilità durante l’emergenza Covid-19. Oltre all’indebolimento dei diritti, la politica di isolamento e di confinamento ha portato ad un aumento dei livelli di violenza domestica, sessuale e di genere con un peso più grande per le donne disabili che vivono, molto spesso il fenomeno nel silenzio più totale, come confermato anche dal report “COVID-19 at the Intersection of Gender and Disability” redatto a conclusione della ricerca condotta in marzo/aprile 2020 dall’organizzazione Women Enable dInternational –WEI- con sede a Washington D.C. che promuove i diritti umani delle donne e delle ragazze con disabilità.

Alla ricerca hanno aderito persone dei paesi asiatici, dell’America, dell’Europa, Africa, Australia e Nuova Zelanda.

Prepararsi all’eventuale seconda ondata

La visibilità delle contraddizioni messe in luce dalla pandemia dovrà allora permettere di aver maggior attenzione proprio a quelle fasce deboli che maggiormente hanno sopportato il peso delle restrizioni imposte.

L’ editoriale del 25/06/2020 del settimanale britannico Economist parla della «testarda ignoranza» dell’umanità nei confronti di eventi poco probabili che però potrebbero avere un grandissimo impatto sulle vite di tantissime persone.. Secondo l’Economist, è una colpevole «rinuncia di possibilità, oltre che un tradimento nei confronti del futuro».

Le due ricerche sotto riportate si collocano nell’ottica di evitare gli errori commessi per essere all’altezza di una sfida epocale e porre attenzione alle disuguaglianze. 

L’indagine di Eurofound

 Per cogliere i cambiamenti più immediati e il loro impatto sulla qualità della vita e del lavoro delle persone in tutta l’UE, all’inizio di quest’anno, #Eurofound ha avviato un sondaggio elettronico rivolto ai cittadini maggiorenni. Del gruppo di ricerca fa parte anche un italiano, Masssimiliano Mascherini, responsabile da ottobre 2019 dell’Unità per le politiche sociali presso Eurofound

Alla fine di aprile 2020 avevano partecipato all’indagine 86,457 persone quasi tutte residenti nell’Unione Europea: i primi dati sono disponibili in un interim report che mette in evidenza i risultati per paese offre ripartizioni rilevanti per sesso, fascia d’età e livello d’istruzione.

L’indagine prosegue e il questionario, disponibile in ben 22 lingue compreso l’italiano,  rimarrà online anche nei prossimi mesi; il report finale sarà redatto nel settembre 2020.

Prepararsi alla seconda ondata

A livello europeo il 15 giugno 20202 è stata lanciata l’indagine “Second Wave of COVID-19: Preparatory actions”.

Essa è rivolta alle associazioni di medici per valutare le difficoltà e le sfide  affrontate durante la pandemia e valutare altresì lo stato di preparazione dei diversi attori all’interno del sistema sanitario in previsione di una seconda ondata.

L’indagine, che si avvale di un questionario online rientra nel #programmaISA²Interoperability solutions for public administrations, business and citizens – che sostiene lo sviluppo di soluzioni digitali per consentire alle amministrazioni pubbliche, alle imprese e ai cittadini europei di beneficiare di servizi pubblici transfrontalieri e intersettoriali interoperabili.

ISA² è in vigore dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2020. Il programma è stato adottato nel novembre 2015 dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea. Per celebrare questo evento, il 3 marzo 2016 si è tenuta la conferenza “Dall’ISA all’ISA²”.

 

 

 

 


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