Comunicato stampa Roma, 2 dicembre 2010

La giustizia italiana sta male ed ha bisogno di un intervento radicale ed urgente. Questo l’allarme lanciato dal secondo Rapporto sulla Giustizia italiana, elaborato sulla base delle circa 2000 segnalazioni giunte in un anno al Pit Giustizia di Cittadinanzattiva.

L’attuale quadro di difficoltà sociale, economiche e strutturali del nostro Paese richiederebbe una giustizia efficiente, erogata in tempi ragionevoli ed accessibile a tutti i cittadini, non soltanto ai ricchi. Una giustizia in grado di rispondere tempestivamente alle diverse istanze provenienti dalla società Italiana: cittadini, famiglie, imprese.

Anche quest’anno maglia nera tra i diritti negati è l’informazione. In generale chi si rivolge al PiT Giustizia chiede informazioni su modalità di ricorso alla giurisdizione, risarcimento per i tempi lunghi del processo, ricorso alla giurisdizione europea, tariffe salate. In media, viene richiesta la consulenza nel 57% dei contatti; al secondo posto, l’assistenza nel 22% e infine, le informazioni (21%).

I diritti negati vanno restituiti ai cittadini. “La giustizia, di fatto, non è un servizio universale”, ha dichiarato Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Cittadinanzattiva-Giustizia per i diritti. “Non lo è per mancanza di informazioni (corrette, complete e preventive) su tutti gli strumenti a disposizione per risolvere i conflitti a costi sostenibili e con benefici certi, almeno nei tempi. Non lo è a causa dei costi elevati che lo rendono di fatto inaccessibile ai cittadini, oggi impoveriti dalla crisi economica”.

Anche quest’anno i cittadini confermano la perdita di fiducia nei confronti dei loro avvocati per carenza di informazioni, ma anche per circostanze specifiche che riguardano l’andamento dei procedimenti, su cui non ricevono spiegazioni convincenti ed esposte in un linguaggio semplice.

I cittadini confermano anche la loro perdita di fiducia nei confronti del sistema giudiziario: ingiustificati e ripetuti rinvii delle udienze; sostituzioni ripetute dei giudici; incomprensibili ritardi nel deposito delle sentenze; controversa attività dei consulenti tecnici d’ufficio, inadeguata alle volte per carenza di specializzazione o per i troppi rinvii richiesti; irragionevoli tempi lunghi dei processi che sono anche causa della decorrenza dei termini e della prescrizione.

Disorientamento e sconforto sono i sentimenti che accomunano tutti i cittadini che segnalano e chiedono aiuto, indipendentemente dalla materia del problema e se abbiano o meno intrapreso già un giudizio. L’informazione è il bisogno primario che unisce ogni capitolo del Rapporto a prescindere dal luogo in cui il cittadino risiede: dal centro Italia sono di più le donne che ci contattano (45%), al contrario, nelle altre aree del Paese sono di più gli uomini: Nord 33% e Sud-Isole 31%, indipendentemente dal genere e dall’età.

Per il secondo anno consecutivo i dati PiT Giustizia confermano che la giustizia italiana sta male soprattutto al Sud. L’analisi dei dati relativi ai tempi di avvio dei procedimenti per i quali il cittadino ha chiesto aiuto e, in particolare, la media che se ne ricava, coincide con i dati ufficiali del Ministero della Giustizia.

Civile. Al Sud, la durata media di un procedimento civile è pari a 9,7 anni,mentre al Nord è di 7,1 anni. La media, si diceva, coincide con i dati ufficiali del Ministero della giustizia pubblicati nell’ottobre 2010.

Eccellenze anche al Sud. Confrontando i dati del Ministero della Giustizia del 2008 con quelli del 2006, però, viene fuori un elemento rassicurante.. In tutta Italia, infatti, si è registrato uno scarto negativo (i procedimenti durano 8,0% in menorispetto al 2006) ma le eccellenze, in questo senso sono caratterizzate da alcuni distretti del Sud (Lecce -16,9%, Reggio Calabria -28,9%, Caltanissetta -18% e Catanzaro -17,7%, Palermo -15,4 %.

Italiani, popolo di litigiosi. Analizzando i dati del Ministero della Giustizia, si trova la conferma della maggiore litigiosità al Sud rispetto al Nord,non a caso, ai magistrati dei distretti del Sud vengono assegnate mediamente più causerispetto ai colleghi del Nord.

Il Nord ed il Sud interrogano il Servizio PiT Giustizia, su materie differenti: rispettivamente per problemi familiari il Norded in tema di lavoro e previdenza il Sud. Due dati emblematici: ila totalità dei casi relativi a “fallimento e procedure concorsuali” proviene dal Sud, così come il 55% dei casi attinenti ai “contratti d’opera”.

Patrocinio a spese dello Stato? Accesso negato per carenza di informazioni
Dall’analisi dei dati in ambito civile, solo nell’11% dei casi i cittadini risultano essere assistiti da un difensore iscritto alle liste del Patrocinio a spese dello Stato. Medesimo discorso può farsi per l’ambito penale (solo il 10%). Il dato, in entrambi i casi, è tanto interessante quanto preoccupante: nonostante, rispetto al 2009, si sia verificato un aumento in ambito civile (+9%) delle segnalazioni dei cittadini assistiti da un legale in gratuito patrocinio ed un aumento in ambito penale (+10%), permane l’amara riflessione per cui il ricorso all’istituto in esame appare quanto mai scarso.

Procedimenti amministrativi. Alprimo posto troviamo le controversie aventi come controparte i Comuni e le Aziende municipalizzate (46%) con un incremento del 34% rispetto al 2009. Nel dettaglio, nel 42% dei casi vengono segnalati giudizi amministrativi avviati su questioni delicate che riguardano l’uso del territorio, le scelte di sviluppo urbanistico o l’improprio e, spesso, indebito uso delle risorse pubbliche. I fatti oggetto del giudizio riguardano soprattutto il Centro Italia.(50%) ed il Sud (33%). Anche nei giudizi penali il dato relativo alla controparte Comuneè rilevante,riguarda infatti un caso si tre, con un incremento del 18% rispetto al 2009.

Al secondo posto, le controversie tra cittadini e P.A. nei tribunali civili (42%) e penali (41%).

Interessante osservare il dato relativo all’area geografica di riferimento dei procedimenti nei confronti della PAi: quelli penali riguardano maggiormente il Nord Italia (46%), poi il Sud-Isole (33%) ed in ultimo il Centro (33%); quelli civili più il Centro (34%) e quindi il Sud-Isole (26%) ed il Nord (24%).

La Giustizia, una grande opera per far bene al paese!

“Chiediamo al Governo e al Parlamento il varo di un piano straordinario per rafforzare il controllo di legalità sul territorio, soprattutto ma non solo al sud, e quindi prioritariamente: dotare di attrezzature e di tecnologie informatiche le sedi giudiziarie”, ha concluso Modica Alberti. “E’ necessario arricchire le competenze della polizia giudiziaria e dei magistrati, qualificare sezioni dei tribunali per rispondere più celermente a specifiche e più ricorrenti domande di giustizia; aumentare l’organico laddove sia necessario; scongiurare la prescrizione dei reati e rendere certe le pene; rivedere la geografia giudiziaria chiudendo e accorpando Tribunali e uffici di giudici di pace per liberare risorse ed energie”.

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Cittadinanzattiva onlus — Ufficio stampa
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