articolo di Maria Antonietta Sassani

Anche quest’anno, il 25 novembre, si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ancora una volta si deve prendere atto che il problema resta terribilmente attuale. Neppure il periodo di grave crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando ha fatto diminuire i crimini, anzi, sembra che le difficoltà che siamo costretti ad affrontare abbiano inasprito i conflitti, basta un dato: durante gli 87 giorni di lockdown i femminicidi sono triplicati ed è stata uccisa una donna ogni due giorni.

Quest’anno, più che soffermarmi sulle ormai note matrici culturali che sono a base della violenza sulle donne, vorrei sottolineare come questa violenza sia l’aspetto più cruento della più ampia problematica della disparità di genere.

Infatti, la parità fra donne e uomini comporta non solo pari opportunità nella vita privata e pubblica, ma anche reciproco rispetto dei diritti e della dignità di ciascuno e, in questo contesto, non ci sarebbe il minimo spazio per emarginazioni, soprusi o qualsiasi altro tipo di violenza.

Purtroppo la realtà ci dice, con i numeri e dati statistici, che non è così, tuttavia, non possiamo ignorare che molta strada è stata fatta e che non mancano segnali positivi.

Nel nostro Paese la seconda carica dello Stato è stata per la prima volta affidata ad una donna (Maria Elisabetta Berti Casellati), Marta Cartabia è stata la prima Presidentessa della Corte Costituzionale,  Antonella Polimeni è la prima Rettrice dell’università La Sapienza, che è il più grande ateneo d’Europa.

E’ pur vero che nessuna donna è mai stata Presidentessa della Repubblica o Presidentessa del Consiglio dei Ministri, ma sappiamo bene che anche le lunghe distanze si possono coprire un passo alla volta.

Allargando lo sguardo oltre i nostri confini è d’obbligo ricordare che alla guida del CERN (il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare) c’è Fabiola Giannotti, che la Commissione Europea è presieduta da Ursula Von Der Leyen e che, per la prima volta, a capo della Banca Centrale Europea troviamo una donna (Christine Lagarde).

Ma l’evento che ha avuto recentemente maggior risonanza è stata la nomina di Kamala Harris a vice Presidentessa degli Stati Uniti.

Non era mai successo, nella storia degli USA, che una donna ricoprisse una carica politica di tale importanza, e proprio alle donne è stata destinata una rilevante parte dell’efficace strategia comunicativa messa in atto in occasione del primo discorso di Kamala Harris.

Come molti osservatori hanno notato, ancor prima che iniziasse il suo discorso, un messaggio forte e chiaro veniva dalla scelta dell’abito, un tailleur il cui colore bianco evocava quello degli abiti indossati dalle suffragette nelle manifestazioni per rivendicare il loro diritto al voto e richiamava alcune famose fotografie dei primi del novecento.

Non a caso, alla convention democratica del 2016, era vestita di bianco anche Hillary Clinton, prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, ed erano vestite di bianco le deputate democratiche che nel 2019 ricordavano alla Camera il centesimo anniversario del voto alle donne.

Nel suo  discorso, Kamala Harris, ha esplicitato chiaramente il suo pensiero, sia con la riconoscenza per tutte le donne che nel passato avevano combattuto e sofferto per il riconoscimento dei loro diritti, sia con un messaggio di speranza per il futuro, espresso con l’augurio di essere stata la prima donna eletta a cariche importanti, ma non l’ultima, sia con  l’invito alle giovani generazioni di mantenere vivi sogni e ambizioni e, cioè, in altri termini, di  non arrendersi mai.

Discorso importante, quello di Kamala Harris, portato dai mass media sulla scena internazionale. Tuttavia, scorrendo i titoli di giornali, era evidente che, molto spesso, veniva enfatizzato l’affidamento dell’incarico ad una donna, come se fosse un fatto del tutto straordinario.

Alcuni titoli riportavano letteralmente “una donna alla Casa Bianca”,  mentre non mi pare che, per la nomina del Presidente , si sia mai detto  “un uomo alla Casa Bianca”!

Comunque è vero che purtroppo nella politica, così come in altri campi, gli incarichi ai più alti livelli decisionali vedono una scarsa rappresentanza femminile.

Celebriamo dunque il successo di Kamala Harris e di tutte le donne che hanno fatto valere le loro competenze, trasformando le aspirazioni in realtà, augurandoci che non debbano più rappresentare un’eccezione e, ancora una volta, celebriamo la Giornata mondiale per combattere la violenza sulle donne, senza rinunciare alla speranza di un futuro migliore.

                                                                     Maria Antonietta Sassani

foto in evidenza-tratta da pixabay-regione Lazio

foto intermedia- da pinterest


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