A cura di Maria Antonietta Sassani

Quest’anno la Giornata internazionale della donna cade in un periodo denso di gravissime tensioni, per cui questa giornata, che è difficile percepire come una festa, assume tutti i caratteri di una commemorazione.

Riesce molto difficile pensare a un 8 marzo tradizionale, identificato nei suoi tipici simboli, come le mimose, gli slogan e gli incontri fra amiche, che, pur mantenendo intatta la loro valenza, oggi non sono sufficienti a integrarsi nella realtà.

Basta guardare intorno per comprendere la gravità degli eventi che stiamo vivendo e dai quali non si può prescindere.

Nel cuore dell’Europa si sta combattendo una guerra che minaccia di dilagare con conseguenze inimmaginabili, la Turchia e la Siria sono state devastate da un terremoto di enorme potenza distruttiva, in Iran sono in corso proteste in difesa dei diritti civili che vengono contrastate con durezza impietosa, nella nostra società persiste il fenomeno della violenza domestica, la pandemia da coronavirus non ancora conclusa mette in evidenza lo squilibrio tra uomini e donne in merito di lavoro non retribuito.

Come sempre le donne, quale anello debole delle società, sopportano il peso maggiore di tante calamità ed è a loro che vorremmo dedicare questo 8 marzo:

alle donne che a causa delle guerre piangono vite spezzate e che devono affrontare ogni tipo di sofferenze, materiali e morali,
a quelle che fuggono in cerca di pace, andando incontro all’ignoto, per salvare i propri figli,
alle donne che restano nei loro Paesi in guerra e affrontano miseria e disagi, oltre a violenze e crudeltà inaudite,
a quelle che hanno visto le loro case crollare e che devono confrontarsi con una realtà fatta di lutti, macerie e privazioni,
a quelle che rischiano la vita per conquistare diritti civili e che hanno trovato la forza di trainare anche molti uomini in questa dura lotta,
a tutte le donne che combattono non solo contro i conflitti armati, di cui si conoscono gli orrori, ma anche contro le violenze domestiche ed il femminicidio, contro le disparità di genere, contro le discriminazioni.

Oggi più che mai l’8 marzo deve essere un momento di riflessione per offrire solidarietà alle donne che devono affrontare pericoli e disagi, per ricordare i frutti positivi delle lotte di emancipazione avvenuti in alcuni paesi, per continuare a coltivare la speranza che nel futuro questa data sia solo il simbolo di progresso, come previsto dall’Agenda ONU 2030, senza ombre di eventi in contrasto con i valori che la data rappresenta.

Buon 8 marzo a tutti, sempre e comunque.


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