di Walther Orsi

Alla fine dell’estate, ancora una volta scopriamo che qualcosa non va nel clima e nel riscaldamento globale. Alcuni eventi recenti ci hanno ricordato che non c’è solo l’emergenza del coronavirus, ma altre questioni spesso rimosse relative alla tutela dell’ambiente. E’ sufficiente ricordare alcuni titoli, apparsi sui quotidiani a fine agosto, inizio settembre: “Correnti estive mai viste e nell’Italia tropicale i temporali sono cicloni. Il riscaldamento globale ha spezzato gli equilibri, avvertono i climatologi. Dovremo prepararci a fenomeni intensi e sempre frequenti”, (La Repubblica, 31/8/2020, pag. 23); “Esonda l’Adige, bloccata l’Autobrennero. Il contro esodo diventa un’odissea” (La Repubblica, 31/8/2020, pag. 22); “In Sardegna la pioggia di un mese, conta dei danni in Veneto. Maltempo, all’erta anche al Sud” (Il Corriere della sera, 1/9/2020, pag. 18).

Forse ci eravamo illusi che la riduzione di determinate attività produttive e commerciali, in conseguenza del lockdown, avrebbe in qualche modo contribuito a ridurre l’impatto di tali attività sull’ambiente. In realtà le chiusure imposte dalla covid hanno  fatto calare alcuni tipi di emissioni (quali; ossido di azoto e loro miscele e particolato primario), ma non l’inquinamento globale da CO2, sempre a livelli record.  E’ il bilancio tratteggiato da tre diversi studi che hanno esaminato la qualità dell’aria che respiriamo: di fatto lo stop di trasporti e attività economiche ha avuto conseguenze limitate e di breve durata sull’inquinamento atmosferico. Le ricerche sono state condotte dagli scienziati dell’American Geophysical Union e pubblicate sulla rivista Geophysical Research Letters.

A dire il vero però il lockdown, durante l’estate, ha prodotto notevoli cambiamenti soprattutto nelle attività turistiche,  negli atteggiamenti e nei  comportamenti dei turisti.  Secondo Sebastiano Venneri (Nuova Ecologia, luglio – Agosto 2020, pag. 14): “fino a qualche mese fa uno dei temi più dibattuti in qualsiasi convegno in cui si parlasse di turismo era l’overtourism. Non c’era incontro conferenza o documento che non affrontasse il problema  dei problemi: come combattere l’eccesso di turisti, come arginare questo fiume in piena che, nonostante gli ostacoli, riusciva a trovare sempre nuovi rivoli travolgendo tutto, piccoli borghi, città d’arte, spiagge e montagne”. “Poi all’improvviso arriva lui e tutto cambia. Le navi crociera si fermano in porto gli aerei delle low cost negli hangar, piazze e alberghi vuoti, niente più file all’ingresso del Colosseo o per salire sulla torre Eiffel. Il grande nemico, il Coronavirus ha battuto l’altro grande nemico, l’overtourism”.  Concordo con quanto afferma Venneri: “il momento è propizio per cambiare registro e immaginare nuovi scenari. Anche se le risposte di Governo e Regioni sono ancora deludenti”.

Secondo Paolo Grigolli, direttore della Scuola  di Management del turismo e della cultura della Provincia di Trento basta pensare alla vera rivoluzione praticata nei mesi scorsi rappresentata dallo smart working, un’attività che ha permesso un salto nel futuro per migliaia di persone ed aziende. Oggi si apre “una nuova 
geografia che restituisce peso alle aree interne, addirittura alla montagna
. Abbiamo la possibilità di ricostruire tempi  spazi e anche vite delle persone, immaginare un grande processo di ristrutturazione ecologica ed energeticamente efficiente dei vecchi immobili dei borghi, le seconde case potrebbero diventare la prima residenza per quanti sceglieranno di abbandonare le città e lavorare a distanza, purché la fibra garantisca un buon segnale. E’ necessario rilanciare la vision di un paese che affonda le sue radici nella storia e che ragiona sulla qualità della vita che la tecnologia oggi può garantire”. “Abbiamo bisogno di un pensiero nuovo per impostare ciò che verrà”. Secondo Venneri, questo pensiero nuovo potrebbe nascere proprio dal mondo del turismo. “Nel corso degli ultimi anni le vacanze slow hanno conquistato solide fette di mercato: dalla rivoluzione degli agriturismi degli anni ’90 al più recente boom  del cicloturismo, fino ai cammini, ai trekking a cavallo, alla discesa dei fiumi in canoa o in barca elettrica. Le nuove proposte di vacanza si sono coniugate sempre più saldamente con i temi della tutela del territorio e con valori etici. Sarà forse questo mondo che partorirà anche il pensiero nuovo di cui abbiamo bisogno adesso” (Nuova Ecologia, luglio – Agosto 2020, pag. 15 – 16).

Credo che ancora una volta il compito di immaginare nuovi scenari può essere assolto dalle proposte, dai progetti, dalle esperienze dell’associazionismo e del terzo settore, ma anche dalle buone pratiche sociali dei cittadini.

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