a cura di un medico in formazione in medicina generale
Con l’entrata in vigore il 1° gennaio 2025 del nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per la Medicina Generale, emergono criticità profonde che colpiscono principalmente i giovani medici in formazione, generando una disparità inaccettabile rispetto ai medici già convenzionati.
Giovani medici classificati come “di serie B”
Un punto particolarmente controverso riguarda i medici che, durante il 2024, hanno accettato incarichi temporanei con la prospettiva di un inserimento stabile al conseguimento del diploma. Nonostante l’impegno dimostrato, il nuovo ACN considera tali incarichi come inesistenti per la convenzione, rendendo nullo il percorso professionale intrapreso e privandoli del riconoscimento di cui avrebbero diritto.
Questo significa che chi ha lavorato nel 2024 come incaricato temporaneo viene trattato come un professionista di “serie B”. Al momento del diploma, non solo non vedrà valorizzato il proprio operato, ma sarà obbligato ad aderire al nuovo ruolo unico previsto dall’art. 33 del nuovo accordo, senza possibilità di scelta. Una forzatura che non trova riscontro per i medici già convenzionati, che potranno decidere liberamente se aderire o meno al nuovo sistema.
La doppia penalizzazione: tra diseguaglianza e imposizione
Il nuovo ruolo unico, che accorpa la gestione dell’attività ambulatoriale con i turni di Continuità Assistenziale (guardia medica), è concepito come un sistema rigido e senza opzioni per i neo-diplomati. Mentre i medici già convenzionati possono mantenere le proprie condizioni lavorative attuali, i giovani si vedono costretti a rinunciare alle proprie aspirazioni professionali, che potrebbero includere una dedizione esclusiva alla medicina generale o, al contrario, alla Continuità Assistenziale.
La situazione non è solo ingiusta dal punto di vista delle opportunità professionali, ma presenta anche risvolti fiscali penalizzanti. L’obbligo del ruolo unico porta inevitabilmente al superamento della soglia dei 35.000 euro di reddito annuo, con il conseguente passaggio dal regime forfettario al regime fiscale ordinario. Questo comporta un incremento significativo della pressione fiscale e dei costi amministrativi, rendendo ancora più gravosa la transizione per i giovani professionisti.
I medici già convenzionati non subiscono cambiamenti
Paradossalmente, il nuovo ACN non tocca in alcun modo le condizioni dei medici di famiglia già convenzionati. Questi ultimi possono scegliere di rimanere nel sistema attuale, senza alcun obbligo di aderire al ruolo unico. Una disparità di trattamento che alimenta ulteriormente la frustrazione dei giovani medici, costretti invece a subire cambiamenti radicali e non negoziabili.
Una richiesta di equità e flessibilità
È evidente che il nuovo ACN, così concepito, penalizza esclusivamente i giovani, ignorando le esigenze e le aspirazioni di una generazione di professionisti che rappresenta il futuro della sanità. La rigidità del ruolo unico e il mancato riconoscimento degli incarichi temporanei sottoscritti nel 2024 sono segnali di un sistema che perpetua le diseguaglianze anziché colmarle.
È necessario che le istituzioni rivedano con urgenza queste disposizioni, introducendo maggiore flessibilità e garantendo la possibilità per i giovani medici di scegliere il proprio percorso professionale. Solo così si potrà costruire un sistema sanitario più equo, che valorizzi il merito e rispetti i sacrifici di chi ha già dimostrato il proprio impegno sul campo.