sprechi e buone pratiche

Nel Rapporto del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, ha ricevuto una menzione la buona pratica messa in atto in una frazione del comune di Bertinoro che vede nella riabilitazione sviluppata nell’ ambito della comunità di appartenenza un sistema molto efficace e a basso costo per riattivare le funzioni motorie più semplici della persona anziana o disabile. Questo grazie alla formazione di volontari a cui sono state insegnate le competenze di base.

Qui di seguito è possibile approfondire il progetto e soprattutto constatare quali sono i risultati raggiunti.

Descrizione Intervento: La riabilitazione sviluppata nella comunità è sorta su indicazione OMS nel 1994, attiva nei Paesi a basse risorse in modo piuttosto efficace è stata snobbata in molti altri Paesi anche se nel Regno Unito e in Scandinavia oltre che in Canada ha un discreto sviluppo. In pratica la Riabilitazione Comunitaria sviluppa il suo essere all’interno della comunità di appartenenza della persona bisognosa premettendo la formazione in volontari di competenze di base, ma specifiche, per la gestione delle funzioni motorie più semplici della persona anziana o disabile.

Metodo utilizzato: Si è pensato di attivare la prima esperienza di Riabilitazione comunitaria nel territorio italiano nel comune di Bertinoro (FC) e specificamente nella frazione di Santa Maria Nuova, circa 1500 abitanti. Le ragioni: l’identità di vedute sui bisogni da parte del responsabile del progetto e del sindaco del comune, la presenza sul territorio locale di una associazione che metteva a disposizione logistica e risorse, non ultima l’adesione di tutte le componenti sociali, comitato di frazione, parrocchia, associazioni etc al progetto. Si è proceduto anche in base ad esperienze maturate dal responsabile del progetto in altri paesi del Mondo ovvero con la formazione da parte di personale sanitario competente, un medico specialista in riabilitazione ed un fisioterapista, di volontari selezionati e motivati. Tale periodo formativo è durato da aprile ad agosto del 2013 con una media di un incontro di 2 ore settimanali ed ha portato alla formazione di 12 volontari numero ritenuto opportuno per una buona partenza del progetto.

Strutture e risorse Umane: La struttura della Associazione Ricci Matteucci di Santa Maria Nuova, 12 volontari, un medico ed un fisioterapista formatori e responsabili del progetto. Innovazione apportate: la possibilità di far effettuare attività riattivativa e riabilitativa a persone che altrimenti erano impossibilitate a farla. Il tutto a costo zero per le persone e per il SSN. Schema del processo organizzativo: fase della formazione con lezioni interattive per una/due sere a settimana nei mesi da aprile ad agosto/settembre 2013, disponibilità gratuita del medico specialista in riabilitazione ad effettuare visite domiciliari alla persone segnalate dal contesto comunitario, disponibilità gratuita del fisioterapista a sovraintendere ed indirizzare il lavoro pratico del volontari. Partecipazione della comunità alla diffusione dell’informazione sul progetto. Coinvolgimento dei servizi sociali locali e dei medici di medicina generale.

Risultati raggiunti: In questi primi mesi di attuazione si sono prese in carico 15 persone avviandole, con l’aiuto insostituibile della famiglia, ad una diversa gestione della propria partecipazione alla vita sociale aiutandole a migliorare le funzioni motorie ed invogliandole ad uscire di casa. Si è attivato all’interno della comunità l’idea che in molti possano essere utili, in modo semplice e pratico, a coloro che hanno bisogno. Abbiamo insegnato ai caregivers le attività di base per aiutare al miglioramento motorio le persone disabili, affinché l’attività riattivativa/riabilitativa possa essere fatta quotidianamente nel contesto domestico. Motivazione dell’Assegnazione del Premio Per l’attenzione particolare rivolta alla presa in carico sul territorio di persone anziane o affette da disabilità legate a patologie croniche o in fase post acuta, che dimesse spesso “troppo presto” o per ragioni di carattere economico non riescono ad accedere alle cure opportune. Per aver puntato sulla “Riabilitazione Comunitaria” all’interno della realtà territoriale della persona bisognosa, attraverso il coinvolgimento di volontari, adeguatamente formati da parte di personale sanitario competente e specializzato in riabilitazione. Un esempio concreto di partecipazione della comunità e presa in cura delle persone che, attraverso la gestione delle funzioni motorie più semplici, migliorano la loro qualità della vita.


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