di Tommaso Bassi

Il termine “gentrification” fu coniato negli anni sessanta, quando la sociologa britannica Ruth Glass introdusse per la prima volta il termine “gentrification” rifererendosi al processo che portò alle alterazioni nelle strutture sociali e nei quartieri popolari in certe aree di Londra da lei prese in esame.

Glass osservò: “Uno a uno, tutti i quartieri abitati dalla classe operaia sono stati invasi dalla classe media. Una volta che questo processo inizia in un distretto si diffonde rapidamente fino a quando tutte, o quasi, le zone abitate dalla classe lavorativa siano svuotate dalla stessa, cambiando l’intero carattere sociale del quartiere”.

Nel tempo sono state fornite numerose interpretazioni del termine, tanto che oggi la definizione di gentrificazione si scosta di buona misura da quella appena citata. E’ indubbio che il fenomeno descritto dalla Glass, che prese avvio nel passaggio dall’epoca industriale a quella post-industriale nelle città urbane occidentali, abbia decisamente guidato e determinato la struttura di molte realtà urbane, ma è anche vero che oggi questo fenomeno si manifesta in modi meno diretti e in forme diverse.

In estrema sintesi, il processo di gentrification oggi parte nel momento in cui enti, privati o pubblici, decidono di investire sull’edilizia di zone degradate della città situate in posizioni strategiche. Questo investimento determina un aumento del prezzo del suolo e della vita che, a sua volta, porta al declassamento dei vecchi residenti non più nelle condizioni di vivere nel loro quaritere. Quando questo processo è frutto di un piano pubblico, spesso si propongono alle persone residenti alternative, che prevedono il loro trasferimento in case popolari (anch’esse costruite ad hoc) il più delle volte situate in zone periferiche della città.

Le implicazioni di questo processo sono evidenti, e non v’è dubbio che molti dei problemi dei centri urbani sono in parte stati causati dalla scelta di voler preporre la speculazione economica, derivante dal continuo costruire e abbattere edifici, al benessere dei cittadini.

Ma cosa c’entra tutto ciò con Bologna?

C’entra eccome. Bologna, come tutte le grandi città europee, ha vissuto queste trasformazioni e tutt’ora le sta attraversando. Il processo di gentrification infatti è per sua natura un processo molto lento e complicato da comprendere; spesso crea ibridi, quartieri in cui si intravede un intervento mirato a promuovere un cambiamento ma che allo stesso tempo preserva le sue peculiarità e i suoi problemi, la Bolognina rappresenta in questo senso un esempio perfetto. L’obiettivo del nostro lavoro è proprio quello di vedere come le scelte prese in passato abbiano condizionato lo scheletro e l’ossatura della città.


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